Mario, il nodo sul farmaco ritorna al Comitato etico. Un altro passo verso l’applicazione del suicidio assistito sul 43enne tetraplegico

Suicidio assistito, il caso in consiglio regionale delle Marche
ANCONA - Un nuovo step nel travagliato percorso di Mario - 43enne dell’Anconetano tetraplegico da dieci anni - verso il suicidio assistito. Dopo la diffida all’Asur...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

ANCONA - Un nuovo step nel travagliato percorso di Mario - 43enne dell’Anconetano tetraplegico da dieci anni - verso il suicidio assistito. Dopo la diffida all’Asur affinché effettuasse le verifiche su metodo e farmaco eventualmente da utilizzare nella procedura, il 1 dicembre l’Area vasta 2 ha chiesto al Comitato etico di riesaminare il punto - uno dei requisiti richiesti per l’accesso al suicidio assistito - ed integrare il parere precedente, nel quale la questione era rimasta in sospeso. 

 
Il dossier
È quanto emerge dalla relazione dell’avvocatura regionale che ripercorre la vicenda, ieri in parte ripresa dall’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini rispondendo alle interrogazioni di Pd e Movimento 5 stelle sul caso Mario. «Il duplice intervento della Consulta consente oggi di escludere, sussistendo determinati presupposti, la punibilità di un’eventuale condotta di assistenza al suicidio ma non consente di riconoscere un vero e proprio diritto soggettivo che può essere azionato davanti al giudice dei diritti», ha precisato in aula il titolare della delega, citando una parte dell’ordinanza del Tribunale di Ancona del 9 giugno scorso.

«Anche il parere reso dei legali della Regione è indirizzato a chiedere sostanzialmente l’intervento del legislatore. Dal diritto a morire, cioè rifiutare le cure sulla base della legge 219 del 2017, non si può desumere il riconoscimento del diritto di essere aiutati a morire tramite magari ricorso al Servizio sanitario nazionale – ha proseguito Saltamartini –. E il riconoscimento del diritto di essere aiutati a morire, non espressamente previsto dall’ordinamento, determinerebbe uno stravolgimento dei compiti e dei limiti del potere giudiziario». 


Le critiche
Critiche le opposizioni, con la capogruppo 5 stelle Marta Ruggeri che ha sottolineato come «l’assessore Saltamartini si è limitato a ricostruire l’attuale stato delle cose, evitando però che la Regione si assuma responsabilità rispetto a una decisione comunque sofferta dal punto di vista umano e divisiva dal punto di vista politico».

Ancora più duro l’intervento del Pd: «Neppure di fronte al dolore di Mario – l’attacco del capogruppo Maurizio Mangialardi –, il nostro concittadino tetraplegico che ormai da quasi due anni si batte per farsi riconoscere il diritto di accedere alla morte medicalmente assistita riesce ad assumersi le proprie responsabilità ed a prendere una decisione chiara a nome della giunta».

E ieri Ida Romani, presidente associazione Aida-Ruote in Movimento, in occasione della seduta dedicata al tema della disabilità del Consiglio regionale, ha letto in aula una lettera del fratello Nicola, disabile gravissimo dalla nascita: «L’eutanasia è un percorso difficile e che fa paura ma è giusto che ci sia e che sia riconosciuta da una legge dello Stato».

 

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico