Un anno dopo la strage di Corinaldo si è detto di tutto sul mondo del divertimento. Le leggi sono cambiate. Si sono inasprite. Produrre spettacoli oggi è più...
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È sempre stato considerato un mondo borderline quello della notte. Una zona franca. Un vaso di Pandora che di colpo ha perso il coperchio, ed è venuto fuori di tutto. Ora niente viene più fatto passare. Ne sa qualcosa il Mood Club (ex Naif, da Baldì). «Noi siamo ancora in attesa di una certificazione che ci consenta di riaprire – fa sapere il gestore, Aryan Moanddab – la proprietà dell’immobile deve provvedere al collaudo statico in caso di eventi sismici. Senza quel certificato non si riapre. Per il resto ci siamo. Quindi torniamo presto». Eppure quel locale ha lavorato per anni. Possibile che nessuno abbia mai richiesto quella certificazione? «Prima non me ne occupavo io – spiega il nuovo gestore - ma di certo c’era un enorme permissivismo. Purtroppo si sono verificati due estremi: prima zero controlli, oggi quasi non si riesce a lavorare. Ben vengano i controlli, ma basta che siano fatti in maniera costruttiva e non repressiva». A questo punto avevamo sentito anche il gestore del Rio Club (ex Sui, a Marinadorica) Cristiano Ferri che ha avviato una stretta sulla questione anagrafica. Niente minorenni di notte ma per loro uno spazio a tema, la domenica pomeriggio, come si faceva una volta. Se non che la tragica vicenda di una hostess di un maxiyacht (caduta in acqua e annegata perché era ubriaca) ha fatto sì che il questore di Ancona chiudesse il Rio per 20 giorni. «Hanno servito alcolici a una persona già alterata» c’è il sunto del pensiero della questura. «Non l’avremmo fatta entrare se era ubriaca» hanno replicato da Marina Dorica. La sintesi? Giù la serranda.
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Corriere Adriatico