ANCONA - “Spese facili” del Consiglio regionale, arrivano le prime richieste di condanna della procura. Sono state formalizzate ieri mattina dal pm Ruggiero Dicuonzo...
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Per i primi tre, il pm ha chiesto una condanna a due anni di reclusione. Per l’ultimo a quattro anni. Nessuna decisione è stata presa dal gup Francesca De Palma. Tutto è stato rinviato al 17 ottobre e all’11 novembre.
In queste due date, stando a quanto deciso in aula, si discuteranno altri eventuali riti abbreviati (sono pronti almeno in cinque a scegliere vie alternative al possibile dibattimento) su cui il giudice si dovrà esprimere. E poi, dovrà anche pronunciarsi sul rinvio a giudizio chiesto ieri dalla procura per tutti gli ex consiglieri, collaboratori e capogruppo dell’VIII e IX legislatura, chiamati a rispondere dell’accusa di peculato per aver indebitamente ottenuto rimborsi per spese non legate direttamente all’attività istituzionale.
Dunque, la strada è ancora lunga per mettere un punto fermo a una vicenda giudiziaria che è diventata un labirinto da cui sembra difficile uscire, partito dal palazzo di corso Mazzini (con 55 sentenze di proscioglimento su 66), finito in Cassazione a Roma e poi tornato alla base con un’udienza preliminare tutta da rifare per 60 persone. Per quanto riguarda le richieste di condanna formalizzate fino a ora, gli avvocati dei quattro hanno respinto punto su punto le contestazioni mosse dalla pubblica accusa.
Sulla Benatti (all’epoca consigliere Margherita-Ulivo e poi Pd), presente ieri in aula e difesa dall’avvocato Marina Magistrelli, pendono principalmente le spese esercitate per collegamenti internet, spese postali e di ristorazione. Alla Mollaroli (anche lei difesa dalla Magistrelli e consigliere Margherita- Ulivo, poi confluita nel Pd) la procura contesta spese di ristorazione, di trasferta e acquisiti in libreria. Acquaroli (ex Popolo della Libertà e difeso dall’avvocato Paolo Pauri) deve rispondere di spese di consulenza e collaborazioni professionali. Rocchi (difeso dall’avvocato Riccardi Pagani) è finito nel mirino della procura in quanto responsabile della gestione dei fondi legati al Gruppo Misto di cui era presidente. Ci sono quelle sostenute per la ristorazione, stampa e affissione di manifesti. In totale, per tutti e quattro gli indagati, si parla di spese che ammontano a circa 20mila euro, per l’accusa sostenute con documentazione non idonea a provarne il costo o non direttamente legate all’attività politica. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico