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ANCONA - L’ennesima mazzata. Il colpo di grazia dopo la pandemia e il caro-bollette. La vedono così, i gestori delle piscine marchigiane, l’ipotesi di vietare di riempire gli impianti per far fronte all’emergenza siccità. La proposta sarebbe al vaglio del governo. Il decreto, atteso per la fine del mese, dirà se i timori sono fondati. In tal caso, i gestori non avranno scelta.
«Se arriveranno indicazioni di questo tipo, le metteremo in campo, ma un’ulteriore chiusura non ce la possiamo permettere. Nel 2003, abbiamo vissuto una situazione simile, ma non furono messe in atto grosse limitazioni. Speriamo sia così anche stavolta», dice Igor Pace. Per il gestore delle piscine comunali di Ancona, però, non tutti i mali vengono per nuocere. Perché, se è vero che «l’ennesima tegola sulle nostre teste» rischia di mettere ancor più in crisi il settore, è pure vero che potrebbe essere l’occasione «per rendere più attuali le regole che, adesso, prevedono il ricambio in maniera automatica, senza guardare alla qualità dell’acqua».
Le imposizioni
Anche per Andrea Sebastianelli la crisi idrica in atto potrebbe essere un punto di svolta per le piscine. «Serve un programma di investimenti per essere indipendenti dal gas, utilizzando le fonti rinnovabili», spiega il gestore dello Sport Village di Pesaro, che l’11 luglio incontrerà il presidente della Regione, Francesco Acquaroli, «per trovare una soluzione al caro-energia, altrimenti a settembre molte piscine non potranno riaprire».
Il fiato sospeso
Per Cicconi, il vero nodo sono gli sprechi d’acqua. «Invece di affrontare il problema - dice - pensano a chiudere. Così non si risolverà niente». In allarme anche gli alberghi. Quelli con piscina, che già pregustavano il pienone estivo e che, invece, adesso, sono col fiato sospeso. «Speriamo non si debba arrivare a tanto perché sarebbe un grosso problema, visto che d’estate la gente cerca questi servizi», commenta Emiliano Pigliapoco, presidente di Federalberghi Marche. Il problema riguarderebbe soprattutto le strutture dell’entroterra, dato che quelle sulla costa, con il mare, alla fine, se la caverebbero. «Capisco che in una situazione di emergenza dobbiamo accettare tutto quello che ci chiedono di fare - conclude Pigliapoco - ma, dopo tanti problemi, non ne possiamo davvero più».
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Corriere Adriatico