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ANCONA - Un Accordo quadro per tagliare di sei mesi i tempi di esecuzione delle nuove scuole nel cratere sisma. Due bandi per 899 milioni per 226 scuole di cui 319 milioni destinati a 90 edifici marchigiani. Ma il programma firmato da Giovanni Legnini, commissario straordinario per la ricostruzione 2016, non convince affatto Guido Castelli, assessore regionale alla Ricostruzione, che rimarca «il rischio, palese, di realizzare cattedrali nel deserto, scuole moderne ma su cui aleggia lo spettro della cancellazione di classi o l’attivazione delle pluriclassi».
Il programma
In base a quanto previsto dall’ordinanza speciale 31, Invitalia ha avviato il 25 maggio i bandi per la selezione dei candidati ad eseguire i lavori, la progettazione, le verifiche e i collaudi su 226 edifici scolastici, per un importo complessivo di 899 milioni.
La situazione
Le scuole ricostruite finora sono 24, altri 22 cantieri importanti sono all’opera, e con l’accelerazione degli ultimi due anni, ci sono oggi altri 130 interventi in fase di avanzata progettazione. «Non tutti i soggetti attuatori, tuttavia, specialmente i piccoli Comuni, possiedono la capacità di gestire gare a volte molto complesse con la dovuta celerità - si sottolinea dalla struttura commissariale - L’Accordo quadro mette a loro disposizione un elenco di professionisti ed imprese che si sono già qualificate per i lavori attraverso il bando, e che possono essere immediatamente incaricate con un semplice ordine di attivazione». «Bene il fatto di procedere con compattezza e organicità per guardare al prossimo futuro dei nostri ragazzi attraverso la sicurezza, l’efficienza e la sostenibilità» sottolinea l’assessore Castelli. Con un però. «La riflessione che ho lanciato al ministro Bianchi e al commissario Legnini, però, impone un ulteriore approfondimento - aggiunge l’assessore - Un futuro che, attenzione, porta inevitabilmente con sé i potenziali effetti del calo demografico che investe il nostro Paese, e che mostra ancor di più i suoi effetti negativi proprio sulle zone dell’entroterra colpite dal terremoto del 2016. Il rischio, palese, è quello di realizzare cattedrali nel deserto, scuole moderne ma su cui aleggia lo spettro della cancellazione di classi o l’attivazione delle cosiddette pluriclassi. L’esempio di Arquata, dove lo scorso anno si è presentato un problema proprio in tal senso, mi obbliga a richiedere maggiore sensibilità ed attenzione verso misure che possano consentire deroghe e criteri diversi nei luoghi dove l’effetto del sisma è stato ancor più devastante. Occhio, dunque, a ricostruire scuole che poi resterebbero mestamente vuote». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico