Roberta Longo, 26 anni: «Io, laureata con tesi sull’Aids, ho scoperto la variante inglese. Ora capiremo la velocità di contagio»

Roberta Longo, 26 anni, dottoranda virologia ospedale di Ancona, ha scoperto la mutazione inglese del covid
ANCONA Una corsa contro il tempo e il Coronavirus, chiusi in laboratorio senza guardare l’orologio per arrivare prima possibile all’obiettivo prefissato: stanare nei...

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ANCONA Una corsa contro il tempo e il Coronavirus, chiusi in laboratorio senza guardare l’orologio per arrivare prima possibile all’obiettivo prefissato: stanare nei tamponi dei positivi marchigiani la variante inglese del Covid responsabile dell’ultima ondata pandemica nel Regno Unito. Obiettivo centrato nella mattinata di martedì, dopo avere analizzato il tampone del papà di Loreto risultato infetto successivamente a quello che sembrava essere un comune raffreddore.

 

 


La scoperta


Ad individuare la mutazione genetica è stata Roberta Longo, da novembre dottoranda di ricerca nel laboratorio di Virologia di Torrette, guidato dal professor Stefano Menzo. «Appena venuti a conoscenza della variante inglese il professore ha deciso di sequenziare il genoma di questo coronavirus - racconta la dottoressa Longo - analizzando i campioni arrivati in laboratorio delle ultime due settimane di dicembre. Ci abbiamo lavorato parecchio fino a tarda sera perché sapevamo quanto fosse importante riuscire ad ottenere un risultato prima possibile». 


La risposta attesa


Roberta Longo, 26 anni originaria della provincia di Pesaro e Urbino, ha iniziato la ricerca sul tampone del papà di Loreto nel primo pomeriggio di lunedì. «Sono andata avanti ad oltranza, poi martedì mattina c’è stata la risposta che tutti stavamo aspettando». In sostanza è stato sequenziato il genoma del virus che ha confermato di essere in presenza della mutazione della proteina spike, caratteristica della variante inglese. Il tempo di realizzare quanto stava accadendo che la dottoressa Longo ha immediatamente informato il direttore del laboratorio di Virologia. «Non è possibile descrivere l’emozione che ho provato. La scoperta ci ha consentito di isolare immediatamente il virus per capire se davvero riesca ad infettare le cellule in maniera più rapida rispetto all’originale, velocizzando come pare la capacità di contagio tra le persone».


Il futuro


Ma intanto un grande risultato personale Roberta Longo l’ha raggiunto, tanto che oggi è ancora più convinta della strada professionale da seguire: «Mi sono laureata con una tesi sull’Hiv, mi piacerebbe studiare e continuare a fare ricerca sui virus: ce ne sono tanti altri da approfondire. Questo è il primo passo, ma la soddisfazione è stata indescrivibile».

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Corriere Adriatico