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MACERATA «Tutte le allerte per valanga sono state ignorate. Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia: che la facciamo a fare?». È il duro commento alla sentenza di ieri di Egidio Bonifazi, padre di Emanuele, 31enne di Pioraco addetto alla reception dell'Hotel Rigopiano, morto tra le macerie. «Ho provato molta confusione. Non hanno reso giustizia. Sono molto amareggiato perché non sono stati puniti i maggiori responsabili».
Maggiori responsabili che individua la moglie Paola Ferretti: «C’è stato un piccolo passo in avanti con il coinvolgimento della Prefettura, ma resta fuori da ogni responsabilità la Regione per il discorso della carta di localizzazione del pericolo valanghe, mai redatta nonostante sia prevista dalla legge da 25 anni.
Il comitato
«Un piccolissimo passo in avanti verso la giustizia. Ma la verità che è stata raggiunta anche stavolta non è sufficiente per noi – dice Gianluca Tanda, presidente del comitato vittime di Rigopiano e fratello di Marco, il ragazzo di Castelraimondo che fu tra i 29 morti nella tragedia di sette anni fa - ci aspettavamo tutt’altra sentenza, ci aspettavamo condanne esemplari. Non si può pensare che i responsabili non paghino. Come possiamo garantire la sicurezza nel nostro Paese se non c’è la certezza della pena per chi sbaglia? Noi continueremo la nostra battaglia per quelli che verranno: dobbiamo andare avanti, lo dobbiamo ai nostri angeli. Senza sicurezza e prevenzione non si può andare avanti. Lo abbiamo ripetuto più volte, non deve più succedere quello che è accaduto a Rigopiano. In questi anni durissimi noi familiari ci siamo improvvisati giornalisti, investigatori, avvocati. Abbiamo cercato di capire, di approfondire, di comunicare con l’unico scopo di ottenere giustizia per la tragedia che ci ha colpito. Siamo distrutti mentalmente e fisicamente. Da una parte però c’è sollievo nel sapere che questa è l’ultima udienza a cui potevamo assistere, l’ultima volta nella quale abbiamo dovuto sentire gli avvocati degli imputati raccontare le loro verità».
La speranza
«Abbiamo l’umore a pezzi ma vogliamo sperare fino alla fine ed essere ottimisti», così, invece, aveva esordito Loredana Lazzari, madre del poliziotto residente a Osimo Dino Di Michelangelo, nell’attesa per la sentenza. Alessandro Di Michelangelo, il fratello di Dino, aveva invece voluto sottolineare «il lavoro straordinario della Procura. Qualsiasi sia la sentenza abbiamo la consapevolezza di aver fatto tutto quello che si poteva fare».
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Corriere Adriatico