Prove tecniche di alleanza tra Pd e M5S nelle Marche ma scoppia il caso Mangialardi

Prove tecniche di alleanza tra Pd e M5S nelle Marche ma scoppia il caso Mangialardi
ANCONA Prove tecniche di alleanza. Dopo la svolta del Pd a livello nazionale e regionale - con le elezioni a sorpresa delle segretarie Elly Schlein e Chantal Bomprezzi - torna sul...

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ANCONA Prove tecniche di alleanza. Dopo la svolta del Pd a livello nazionale e regionale - con le elezioni a sorpresa delle segretarie Elly Schlein e Chantal Bomprezzi - torna sul tavolo l’ipotesi del campo largo. La nuova leader del Nazareno, almeno nelle premesse, sposta l’asse a sinistra e avvicina il partito ad alcuni temi cari ai grillini, come l’ambiente e il salario minimo. 

 


I precedenti

Nelle Marche, i tentativi di avvicinamento tra le due forze politiche sono quasi sempre naufragati, tanto da non riuscire a coalizzarsi neanche quando a Roma governava l’esecutivo giallo-rosso. Adesso, invece, un’apertura al dialogo (pur con i dovuti distinguo) sembra possibile. Ma intanto in casa dem scoppia il “caso Mangialardi”, con un’area del partito che chiede il suo passo indietro dal ruolo di capogruppo regionale - come fatto da quelli di Camera e Senato - dopo la vittoria di Bomprezzi al congresso (Mangialardi aveva fortemente sostenuto Michela Bellomaria). Insomma, da una parte si cerca di unire, dall’altra ci si continua a dividere. Partiamo dalle corrispondenze di amorosi sensi. Se non si può ancora parlare di un’alleanza tout court, parlarne non è più un tabù. «Da Schlein ho sentito parole su alcuni temi che prima il Pd non pronunciava, come quelle sul salario minimo - osserva il coordinatore regionale del M5S Giorgio Fede - il cambio al vertice non è irrilevante, cosa favorevole per un avvicinamento, ma la base è rimasta la stessa. Vedremo: noi siamo sempre aperti al dialogo sui temi». 

La prudenza

Ancora più prudente la neo segretaria regionale Bomprezzi (la sua proclamazione ufficiale sarà sabato in assemblea): «È ancora prematuro parlare. Aprirò il ragionamento quando gli organismi del partito saranno riuniti». E fa sue le parole di Schlein e Prodi sulla «necessità di ricostruirci prima al nostro interno. Poi si riparte dai contenuti, con la massima apertura». Un’apertura che, per l’ex deputata Alessia Morani deve però guardare all’intero campo largo, «dai grillini al Terzo polo. Una volta ripartiti, a livello nazionale e regionale, dovremo allargare l’alleanza il più possibile. Altrimenti continueremo a perdere».

La debacle in Lombardia e Lazio docet. La sindaca di Ancona Valeria Mancinelli si limita invece ad un laconico «il tema non mi appassiona», ma è nota la sua opinione fortemente critica nei confronti degli esponenti grillini del capoluogo, tanto che per le Amministrative di maggio un’eventuale alleanza non è stata neanche presa in considerazione. Viceversa, il collega Matteo Ricci rimarca l’unicum pesarese: «Abbiamo dimostrato, primi in Italia, che con i 5 Stelle si può fare un’alleanza e le cose stanno funzionando benissimo, partendo da programmi e obiettivi concreti. Spero che questo modello possa moltiplicarsi».

E un avvicinamento c’è già stato in Consiglio regionale, dove i due partiti, dai banchi della minoranza, stanno facendo fronte comune contro le politiche del centrodestra. «C’è maggiore sintonia rispetto all’inizio e spesso ci troviamo sulla stessa linea nell’opposizione al governo regionale», conferma il dem Antonio Mastrovincenzo. E sottoscrive la capogruppo M5S Marta Ruggeri: «Stiamo anche presentando atti congiunti. Alla luce del nuovo corso del Pd, un tentativo di dialogo nei territori è necessario». D’accordo anche Mangialardi, che parla di «un bel dialogo in Consiglio regionale». Ma su di lui si addensano nubi interne. «Galateo istituzionale vorrebbe che facesse un passo indietro, dopo la sconfitta congressuale», rimarca l’area del partito che reclama la sua testa. Per ora, il capogruppo resta al suo posto. È la prima delicata partita che dovrà gestire la neo segretaria Bomprezzi. Anche prima delle alleanze.

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Corriere Adriatico