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ANCONA Una questione di vasi comunicanti. Le risorse inizialmente previste per la realizzazione dei nuovi ospedali vengono fatte slittare in avanti perché, nel frattempo, è sopraggiunta una nuova priorità: co-finanziare le strutture che beneficiano dei fondi Pnrr perché altrimenti si rischia di mancare l’imprescindibile deadline del 2026, perdendo i soldi che l’Europa ha stanziato al capitolo Sanità.
Il voto in aula
E così, l’assestamento di bilancio 2023/2025 da 39 milioni di euro approvato ieri a maggioranza in Consiglio regionale certifica il travaso: Case e Ospedali della comunità beneficeranno di 14 milioni di euro aggiuntivi stanziati da Palazzo Raffaello. Di contro, il nuovo Inrca dovrà aspettare il 2025 per avere quei 13.450.000 euro inizialmente previsti per il 2023.
Questione di priorità
Ma ora, si diceva, la precedenza ce l’hanno le 29 Case e i 9 Ospedali di comunità, che in 12 casi hanno richiesto finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli garantiti dal Pnrr a causa dei rincari delle materie prime, che hanno sballato ogni previsione di spesa. Palazzo Raffaello ha dunque dovuto mettere sul piatto 14 milioni di euro di tasca propria, per co-finanziare le Case di comunità di Ancona (aggiungendo 1.588.277 euro), Jesi (1.337.652 euro), Corinaldo (879mila euro), Loreto (743.855 euro), Treia (150.556 euro), Civitanova Marche (3.312.534 euro), San Severino Marche (1.046.000 euro) e Camerino (1.190.000 euro). Co-finanziamento regionale che ha riguardato anche quattro Ospedali della comunità: nello specifico, per Mombaroccio la Regiona ha stanziato 1.411.255 euro aggiuntivi, per Jesi 1.271.093 euro, per Treia 750.880 euro e per Ascoli Piceno 317.855 euro. Le strutture che ricevono finanziamenti dal Pnrr, dunque, beneficiano di una corsia preferenziale per avere la certezza che la serrata tabella di marcia del Piano venga rispettata. E tutto il resto può aspettare. Con buona pace del cantiere del nuovo Inrca che il prossimo anno spegnerà la sua decima candelina: che cambiano a questo punto due anni in più o due in meno? Domanda retorica.
La criticità
Ma la realizzazione delle nuove strutture targate Pnrr apre un nuovo fronte: con la pesante carenza di personale che già si registra negli ospedali esistenti, chi opererà in quelli in costruzione? L’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, durante una seduta del Consiglio regionale lo scorso aprile, aveva tracciato la stima delle figure necessarie per far funzionare Case e Ospedali di comunità, Cenali operative territoriali e Uca: si parla di un fabbisogno di personale sanitario aggiuntivo pari a 2272 unità. Figure in più tra medici, infermieri, Oss e tecnici per dare sostanza alle nuove strutture, che altrimenti rischiano di restare cattedrali nel deserto. Con l’aggravante di aver fatto slittare in avanti tutto il resto.
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Corriere Adriatico