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È partito il conto alla rovescia per la ripresa delle attività di pesca. I pescherecci di tutti i porti delle Marche, tra il 12 e il 21 settembre, torneranno infatti ad accendere i motori ma i dubbi e le incognite continuano a essere tanti. E da Pesaro a San Benedetto, il problema più grande, è sempre lo stesso: il caro gasolio. Il prezzo del carburante è rimasto sempre lo stesso: «Siamo sempre sull’euro e venti centesimi al litro - spiega Apollinare Lazzari, referente dei marittimi anconetani - il che significa che la situazione non è minimamente cambiata rispetto a quando ci siamo fermati».
La manifestazione
Ed è per questo motivo che tutte le marinerie della regione si uniranno ai colleghi del resto d’Italia e ai lavoratori di numerose altre categorie, in occasione della maxi manifestazione in programma a Roma per il 10 settembre. «Solo Roma può darci una mano - spiega Francesco Caldaroni, del porto di Civitanova Marche e presidente dell’Associazione Marinerie d’Italia e d’Europa. - Ma è inutile che parlino di sgravi fiscali.
La provocazione
Le parole di Pietro Merlini, marittimo sambenedettese e delegato Coldiretti, sembrerebbero quasi una provocazione ma rischiano di essere molto più vicine a quello che potrebbe davvero accadere a settembre. «Speriamo di riuscire a ripartire - spiega - anche perché questo è il terzo fermo biologico, tra i due scioperi e questo provvedimento siamo stati quasi sempre fermi. Quest’anno abbiamo lavorato un sessantina di giorni, i più fortunati ottanta. Non di più. E la maggior parte di quei giorni ci ha visto lavorare per la gloria visti i prezzi del gasolio». Il centro della questione è proprio legato ai prezzi del carburante. Prezzi che, a causa dei rincari legati al conflitto in Ucraina, continuano a essere definiti insostenibili dai lavoratori del mare. «Lo Stato ha parlato di ristori - afferma Merlini - io, come tanti miei colleghi spero che arrivino perché è davvero in dubbio il fatto che possiamo tornare in mare».
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Corriere Adriatico