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ANCONA Sono i ritardi a monte e a valle dei bandi all’origine della mancata spesa dei fondi Fesr e Fse. Fondi che, ricorda Fabio Musso, professore di economia e gestione delle Imprese all’Università Carlo Bo di Urbino, sono fondamentali per l’economia marchigiana. «A maggior ragione - spiega - in questo momento. Perché sono dei fondi strutturali e d’investimento che vanno a sostegno dello sviluppo e servono per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale riducendo il divario fra le regioni in Europa».
Il che ha una peculiare importanza per le Marche.
Il problema
Pertanto, il problema della non spesa vede, a monte, una partenza troppo lenta per generare progetti, programmi, insomma creare delle opportunità di spese; nel mentre una debolezza nell’implementazione dei processi amministrativi; a valle, un’erogazione tardiva dei contributi. Capisaldi basilari per chiudere la rendicontazione e dimostrare di aver portato a termine gli impegni di spesa. Il Presidente di Confartigianato Marche, Emanuele Pepa, osserva come spetti anche «a chi si è candidato concretizzare l’azione e chiudere la rendicontazione. Il che non cancella che ci siano delle modifiche da fare. Come lo si vede nei ritardi della spesa dei fondi Fesr legati alle Pmi e all’innovazione. Moduli troppo complicati, l’obbligo di fare di persona l’investimento perché la percentuale degli anticipi è troppo bassa, farraginose e costose le fidejussioni, e poi il ritardo del saldo». Ma c’è un barlume di speranza: «Per fortuna, con il meccanismo N+3, ci sarà tempo fino al dicembre 2023 per evitare di restituire a Bruxelles le somme non spese. Tuttavia, come Confartigianato, controlleremo affinché siano tutte impegnate e utilizzate in altri progetti». Troppo spesso, gli Europrogetti coinvolgono solo le imprese più qualificate che, da sole, non riescono ad assorbire tutta la spesa. Di conseguenza, alla rendicontazione, la misura non rispetta gli impegni presi dalla Regione.
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Corriere Adriatico