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ANCONA - L’unità di facciata si è sgretolata in una settimana netta. Se nel confronto dello scorso sabato con gli emissari del Nazareno Matteo Mauri (commissario per le Marche) e Marco Meloni (coordinatore della segreteria nazionale), i big del Partito democratico si erano espressi in maniera più o meno convintamente favorevole sul congresso unitario - con convergenza sull’ex deputata Irene Manzi -, a sette giorni di distanza lo scenario è completamente mutato e starebbe tornando in campo il nome dell’ex sindaco di Force Augusto Curti.
Le prime crepe
A creare la prima crepa nel muro (del pianto) del Pd è stata la candidatura kamikaze della consigliera regionale Manuela Bora alla leadership dei dem marchigiani, in aperto conflitto con il percorso unitario dettato da Roma. Già annunciata durante quella stessa assemblea, la sua discesa in campo è stata ufficializzata lunedì con una lettera mandata alla segreteria nazionale ed a quelle provinciali, nella quale l’ex assessora invoca le primarie.
Le dinamiche
Non è detto, tuttavia, che questa volta il primo cittadino Matteo Ricci sposi la causa, avendo ormai dato il suo ok alla convergenza su Manzi. Insomma, le solite dinamiche autolesioniste del Pd, che potrebbero finire per scoraggiare la stessa Manzi, resasi disponibile solo perché intorno al suo nome si era creato un consenso praticamente unanime. Ora che i fatti smentiscono le belle parole, i margini si fanno più sfumati: fino a ieri, la sua candidatura era ancora sul tavolo, ma se dovessero iniziare ad esserci defezioni massicce tra i suoi sostenitori, non è detto che resti in campo. Un infinito gioco delle tre carte in cui trovare il jolly che metta tutti d’accordo è catalogato come mission impossible.
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Corriere Adriatico