La Bora spacca il fronte Pd, Curti ci ripensa: è pronto a sfidare la Manzi. Con le Primarie all’orizzonte Ascoli e Fermo lo sostengono

La Bora spacca il fronte Pd, Curti ci ripensa: è pronto a sfidare la Manzi. Con le Primarie all’orizzonte Ascoli e Fermo lo sostengono
di Martina Marinangeli
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Domenica 13 Marzo 2022, 04:00

ANCONA - L’unità di facciata si è sgretolata in una settimana netta. Se nel confronto dello scorso sabato con gli emissari del Nazareno Matteo Mauri (commissario per le Marche) e Marco Meloni (coordinatore della segreteria nazionale), i big del Partito democratico si erano espressi in maniera più o meno convintamente favorevole sul congresso unitario - con convergenza sull’ex deputata Irene Manzi -, a sette giorni di distanza lo scenario è completamente mutato e starebbe tornando in campo il nome dell’ex sindaco di Force Augusto Curti. 

 
Le prime crepe
A creare la prima crepa nel muro (del pianto) del Pd è stata la candidatura kamikaze della consigliera regionale Manuela Bora alla leadership dei dem marchigiani, in aperto conflitto con il percorso unitario dettato da Roma. Già annunciata durante quella stessa assemblea, la sua discesa in campo è stata ufficializzata lunedì con una lettera mandata alla segreteria nazionale ed a quelle provinciali, nella quale l’ex assessora invoca le primarie. Da quel momento, chi tra i dem aveva digerito malvolentieri il neanche troppo velato diktat del Nazareno sul candidato unitario, ha alzato la voce e venti di rivolta hanno iniziato a soffiare in particolare dal sud delle Marche. Fino ad arrivare all’incontro “carbonaro” di ieri tra le federazioni provinciali di Fermo ed Ascoli Piceno, riunite per discutere della situazione kafkiana venutasi a creare. Nel novero dei partecipanti, anche il senatore fermano Francesco Verducci, che si era fatto notare per la sua assenza all’assemblea del 5 marzo, interpretata come una disobbedienza civile – ma evidente – alla linea di Roma ed alla candidatura unitaria di Manzi. Dal confronto tra le due delegazioni si è usciti con una domanda retorica: se il percorso unitario è saltato, perché non ripresentare il candidato del nostro territorio? Ed infatti, ecco tornare a circolare il nome di Curti, che sì aveva fatto un passo di lato, ma solo se la convergenza su Manzi fosse stata unanime.

La decisione di Bora di correre per la segreteria regionale ha fatto saltare il banco e c’è chi ci ha visto un’occasione per riaprire la partita. Se dopo l’assemblea di sabato 5, che aveva visto il gruppo dirigente regionale recepire la linea nazionale, l’altro candidato in pectore Antonio Mastrovincenzo aveva ufficializzato il suo endorsement a Manzi, Curti era rimasto in silenzio. Ed ora si capisce meglio il perché. Ma Ascoli e Fermo, da sole, hanno poche chance di eleggere un loro candidato e, dunque, devono trovare la sponda di un’altra federazione. Magari ricreando quell’inedito asse con Pesaro che aveva inizialmente portato alla scelta dell’ex sindaco di Force.


Le dinamiche
Non è detto, tuttavia, che questa volta il primo cittadino Matteo Ricci sposi la causa, avendo ormai dato il suo ok alla convergenza su Manzi. Insomma, le solite dinamiche autolesioniste del Pd, che potrebbero finire per scoraggiare la stessa Manzi, resasi disponibile solo perché intorno al suo nome si era creato un consenso praticamente unanime. Ora che i fatti smentiscono le belle parole, i margini si fanno più sfumati: fino a ieri, la sua candidatura era ancora sul tavolo, ma se dovessero iniziare ad esserci defezioni massicce tra i suoi sostenitori, non è detto che resti in campo. Un infinito gioco delle tre carte in cui trovare il jolly che metta tutti d’accordo è catalogato come mission impossible. 

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