Il virologo Clementi: «Omicron è molto contagiosa ma sembra meno aggressiva. Però non sappiamo ancora tutto di questa variante»

Il virologo Clementi: «Omicron è molto contagiosa ma sembra meno aggressiva. Però non sappiamo ancora tutto di questa variante»
Professor Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, cosa abbiamo capito finora della variante...

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Professor Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, cosa abbiamo capito finora della variante Omicron? 


«Non sappiamo ancora tutto della Omicron. In Sudafrica e Botswana è emersa rapidissimamente e adesso lo sta facendo anche da noi. Fino a qualche giorno fa c’erano pochi casi: oggi invece stiamo vedendo come rappresentino circa il 40% del totale. Si sta diffondendo rapidamente e questo è un dato abbastanza consolidato».
Cosa, invece, resta da capire?
«Intanto, non sappiamo quale sia il rapporto di questa variante con i vaccini. Sembrerebbe che tre dosi conferiscano un’immunità buona. Tuttavia, Israele – che rappresenta una sorta di laboratorio in riferimento alle vaccinazioni – ha deciso di partire con le quarte dosi. Personalmente, direi di concentrarci intanto sulle terze dosi, da completare quanto prima».
Ci sono i tempi tecnici per realizzare vaccini tarati sulle ultime varianti? O rischiamo una continua rincorsa? 
«Ci sono: è quello che facciamo già con il virus dell’influenza. Ci si vaccina ogni inverno contro la variante prevista: auspico che accada presto anche con il Covid».
È possibile dire se la Omicron sia più patogena della Delta e delle precedenti varianti? 
«C’è il forte sospetto che sia più diffusiva, ma meno patogena. Però è ancora difficile dire con certezza quale sarà l’impatto sui ricoveri: abbiamo bisogno di due o tre settimane per capire realmente quanto questa variante peserà dal punto di vista clinico. Per ora, la si sta isolando da persone che presentano pochi o nessun sintomo ed in Inghilterra, nonostante i numerosi casi, i decessi si contano sulle dita di una mano».
Potrebbe significare che il virus stia diventando meno patogeno in generale?
«Questa è la nostra speranza, ma è ancora presto per dirlo. Se così fosse, sicuramente la Omicron sostituirà la Delta in maniera repentina, ma genererà meno ricoveri. Da quello che possiamo osservare al momento, potrebbe essere questo lo scenario. I casi stavano già aumentando di molto, ma non altrettanto le ospedalizzazioni ed i decessi. Va detto che quasi tutto quello che vediamo ora è ancora attribuibile alla variante indiana». 
Cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro? 
«Se non ci fosse stata la Omicron, ci aspettavamo che l’impatto maggiore della Delta sarebbe arrivato a fine anno, con un gennaio/febbraio in discesa. Adesso la variante Omicron complica il quadro ma, ripeto, dal punto di vista delle infezioni: non è ancora detto che impatti pesantemente sui ricoveri». 
La Omicron sembra destinata a diventare la variante prevalente: è possibile dire quando?
«Nel nostro laboratorio - che ha un bacino abbastanza importante in Lombardia - non avevamo visto nessun caso fino a tre settimane fa. Poi uno due settimane fa ed ora sono il 40% del totale. Con questa progressione, non mi sorprenderei se diventasse prevalente molto presto, anche nel giro di qualche settimana».


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Corriere Adriatico