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ANCONA - Sarà l’andamento del prezzo dei carburanti a stabilire quale sarà il comportamento dei marittimi marchigiani, ma anche di quelli dell’intera costa adriatica, nel corso della settimana. Una settimana carica di incognite per i pescatori dei porti regionali che ieri notte sono tornati a riaccendere i motori dopo sette giorni di stop. Lo rifaranno mercoledì per il prossimo fine settimana torneranno a confrontarsi ed interrogarsi su come procedere.
Gli animi sono divisi e continueranno inevitabilmente ad essere tra le due filosofie di pensiero.
Le richieste
Al Governo è stata anche chiesta la sospensione delle rate dei mutui e la cassa integrazione in deroga. E su tutto, naturalmente, il prezzo del carburante che ha raggiunto 1,20 euro al litro contro i circa 70 cent di un paio di settimane fa. Situazioni problematiche con le quali fanno i conti i marittimi e gli armatori che hanno comunque deciso di tornare in mare, poi si vedrà. San Benedetto, Civitanova, Pesaro e Ancona hanno scelto la strada dell’unanimità anche se ieri mattina, nel capoluogo dorico, è andato in scena l’ennesimo incontro tra gli addetti ai lavori. «Una riunione per decidere cosa fare una volta terminata le prime battute di pesca - ha spiegato Apollinare Lazzari, presidente dei Produttori Pesca di Ancona - perché di dubbi sul futuro ce ne sono tanti. La maggior parte delle barche ha ancora delle scorte di nafta acquistate prima dell’impennata dei prezzi. Una volta finite quelle allora saremo proprio costretti a fermarci perché non avrebbe alcun senso lavorare con il gasolio a quelle cifre stellari. Ma non possiamo continuare a restare in terra perché i nostri marinai non hanno la cassa integrazione. Inoltre dobbiamo pensare anche a tutto il comparto che non può continuare a non lavorare. Ma la protesta continua, intanto con una giornata di pesca in meno». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico