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ANCONA - Dopo la raccolta dei campioni si passa alla fase di imprinting dei cani. Prende forma “C19-screendog” lo studio che vede protagonisti cani da rilevamento per lo screening del Covid-19, promosso dall’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con l’Area Vasta 3 di Macerata, la Assl di Sassari, l’Università di Camerino e le associazioni cinofile Progetto Serena Onlus Asd e sua affiliata Semplicemente cane e Cluana Dog.
In questa seconda fase i cani verranno addestrati nell’identificare correttamente i campioni positivi e a discriminarli da quelli negativi da esperti cinofili.
I metodi per la diagnosi di Covid-19 prevedono l’utilizzo di esami e test invasivi, che richiedono tempo per essere effettuati e costosi. L’uso dei cani offre notevoli vantaggi, tra questi la possibilità di esaminare efficientemente centinaia di persone in aree estese, ad esempio negli aeroporti, negli stadi o più semplicemente scuole o Università. Lo studio prevede l’iniziale imprinting di 6 cani già operanti nel campo del rilevamento (anche in ambito sanitario per l’allerta diabete).
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