All'Università Politecnica delle Marche ecco gli “screendog”, sono i cani che fiutano i casi positivi

All'Università Politecnica ecco gli “screendog”, sono i cani che fiutano i casi positivi
ANCONA  - Dopo la raccolta dei campioni si passa alla fase di imprinting dei cani. Prende forma “C19-screendog” lo studio che vede protagonisti cani da...

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ANCONA  - Dopo la raccolta dei campioni si passa alla fase di imprinting dei cani. Prende forma “C19-screendog” lo studio che vede protagonisti cani da rilevamento per lo screening del Covid-19, promosso dall’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con l’Area Vasta 3 di Macerata, la Assl di Sassari, l’Università di Camerino e le associazioni cinofile Progetto Serena Onlus Asd e sua affiliata Semplicemente cane e Cluana Dog.

 

In questa seconda fase i cani verranno addestrati nell’identificare correttamente i campioni positivi e a discriminarli da quelli negativi da esperti cinofili. I cani saranno presenti domani, alle 14.30, alla Facoltà di Medicina e Chirurgia ad Ancona alla presenza del rettore Gian Luca Gregori e del preside Marcello Mario D’Errico. A coordinare il lavoro la professoressa Maria Rita Rippo, docente dell’Università Politecnica e presidente del corso di laurea in infermieristica della sede di Macerata, con la collaborazione del prof. Antonio Domenico Procopio Direttore del Laboratorio di Patologia Sperimentale Univpm.

I metodi per la diagnosi di Covid-19 prevedono l’utilizzo di esami e test invasivi, che richiedono tempo per essere effettuati e costosi. L’uso dei cani offre notevoli vantaggi, tra questi la possibilità di esaminare efficientemente centinaia di persone in aree estese, ad esempio negli aeroporti, negli stadi o più semplicemente scuole o Università. Lo studio prevede l’iniziale imprinting di 6 cani già operanti nel campo del rilevamento (anche in ambito sanitario per l’allerta diabete).

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Corriere Adriatico