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Un’università che ha il suo campus nel mondo. La Politecnica delle Marche è annoverata tra i primi 1000 atenei del pianeta, e risulta al lusinghiero 290esimo posto nel ranking mondiale per livelli di ricerca e di citazioni di docenti.
Rettore Gian Luca Gregori, quanto conta l’internazionalizzazione per acquisizioni di credito, come quelle raggiunte dalla sua università?
«Moltissimo. E in quanto docente di Economia sono orgoglioso di ricordare che il processo di internazionalizzazione della Politecnica è cominciato dalla mia facoltà, la prima ad accendere corsi in inglese. E a stabilire scambi con prestigiosi atenei stranieri, come la Ohio University».
Anche Campus World, che permette stage in aziende estere a neolaureati e laureandi di Univpm, è un progetto che ha visto la luce a Economia.
«Dal 2005, si chiamava Campus One. Ricordo ancora quando, su incarico del rettore Marco Pacetti, andai a proporre il nostro progetto all’associazione degli industriali di Vienna. Mi pare di vedere ancora i visi, sulle prime stupiti, di quegli imprenditori. Era una cosa nuova, un progetto finanziato dalla Conferenza dei Rettori delle Università italiane. Oggi Campus World ci caratterizza in maniera molto forte».
Quanto è cresciuto?
«Dai neolaureati si è allargato ai laureandi, selezionati rigorosamente.
Un tirocinio di sei mesi all’estero, stage in aziende straniere con modalità di management, strategia e conduzione delle risorse umane diverse dalle nostre. Una bella esperienza per neolaureati e laureandi.
«Entrano nel circuito internazionale della conoscenza e delle relazioni, si allarga il loro l’orizzonte: condizioni fondamentali per un manager. E l’esperienza è volano di occupazione certa. Al 100% per i neolaureati».
Non è una forma di incentivazione della “fuga dei cervelli”?
«Dati alla mano, il 24% di questi giovani trova lavoro all’estero, ma per il 76% hanno ottenuto un’occupazione in Italia. E di questi, a fronte di una percentuale del 53% che si occupa in altre regioni, per il 47% restano nelle Marche. Se finora la nostra regione è sembrata perdere attrattività per i laureati, la tendenza si va invertendo. Non esportiamo talenti, ma permettiamo loro di fare un’esperienza che sapranno, una volta tornati in patria, mettere a frutto nelle aziende nazionali. E gli imprenditori hanno imparato ad avvantaggiarsene: abbiamo superato, nel 2019, la cifra di 200 nostri stagisti all’estero con Campus World».
Un dato eccellente, su cui però non può non avere inciso la pandemia. È cambiato qualcosa?
«Nel 2020, quando è scoppiata, erano tutti fuori. Abbiamo vissuto momenti di apprensione, senza mai interrompere i contatti, anche con le famiglie, allarmate e in pensiero. C’è stato il calo delle domande l’anno scorso, certo ma confidiamo di tornare a confermare, quest’anno, il trend precedente, con il nuovo bando a sportello continuativo, appena uscito sul nostro sito. È importante, per riuscire a soddisfare la domanda da parte di aziende, istituzioni, centri di ricerca esteri. Se prima chiedevamo noi di ospitare il nostri stagisti, ora sono loro a fare la fila per avere nostri laureati».
Vuol dire che, con la preparazione che ha loro impartito, la Politecnica ha saputo conquistarsi un buona affidabilità?
«Confermata dai ranking nazionali e internazionali, tra cui il rilevamento di Alma Laurea, che dà in crescita l’occupazione dei laureati magistrali. E di conseguenza, nonostante la pandemia, abbiamo registrato un aumento delle iscrizioni al primo anno, dovuta anche all’allargamento dell’offerta formativa: non solo nella sanità, ma in settori, come Management della sostenibilità, Digital Science e Industry 4.0, ai primi posti nelle indicazioni di Next Generation Eu». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico