Innovazione e ricerca, gli atenei delle Marche conquistano risorse per 40 milioni

Il rettorato dell'Università Politecnica delle Marche ad Ancona
ANCONA - Parola d’ordine: innovazione. Il ministero della Ricerca ha pubblicato l’elenco delle proposte ammesse alla fase negoziale del bando finanziato con le risorse...

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ANCONA - Parola d’ordine: innovazione. Il ministero della Ricerca ha pubblicato l’elenco delle proposte ammesse alla fase negoziale del bando finanziato con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sugli Ecosistemi territoriali di innovazione e, tra le 11 approvate, compare anche il progetto da 120 milioni di euro presentato dalle università di Marche, Umbria ed Abruzzo che prevede la realizzazione dei centri di ricerca, in materia di innovazione, legati all’imprenditorialità. Nelle Marche saranno dislocati 4 dei centri di sviluppo delle attività, portate avanti dagli atenei di Urbino, Ancona, Macerata e Camerino, per un programma complessivo di 40 milioni.

 
L’alleanza
«L’aggiudicazione nasce dal fatto che tre università - la Politecnica delle Marche e quelle di Perugia e L’Aquila – hanno costituito, insieme ad altri soggetti come la Fondazione Merloni che ha avuto un ruolo importante, questo gruppo chiamato AMU (Abruzzo, Marche ed Umbria) – spiega il rettore della Politecnica, Gian Luca Gregori -. Insieme alla Regioni, agli altri atenei ed alle Confindustrie, abbiamo realizzato questo progetto di ecosistema per l’innovazione che ci ha permesso di vincere un bando nazionale, superando anche regioni ben più note ed importanti. Questo rende evidente come, creando alleanze e partnership, si raggiunga una dimensione tale da poter essere competitivi. Altrimenti, il peso di ogni singola regione (o, anche peggio, di ogni singola università) sarebbe stato molto poco rilevante. Il sistema che abbiamo realizzato è stato citato a più riprese dalla ministra Messa e dalla politica nazionale, proprio come esempio di aggregazione». 


Gli ecosistemi
Nello specifico, gli Ecosistemi dell’innovazione sono reti di università, enti pubblici di ricerca, enti pubblici territoriali, altri soggetti pubblici e privati altamente qualificati ed internazionalmente riconosciuti, che intervengono su aree di specializzazione tecnologica coerenti con le vocazioni industriali e di ricerca del territorio di riferimento, promuovendo e rafforzando la collaborazione tra il sistema della ricerca, il sistema produttivo e le istituzioni territoriali. Agevolano, in sostanza, il trasferimento tecnologico ed accelerano la trasformazione digitale dei processi produttivi delle imprese in un’ottica di sostenibilità economica, ambientale e di impatto sociale sul territorio. La dotazione finanziaria complessiva del bando è di 1,3 miliardi e la finalità è quella di realizzare ecosistemi dell’innovazione sul territorio nazionale. «L’articolazione prevede un hub centrale e delle strutture periferiche (spoke) – prosegue Gregori – abbiamo scelto di comune accordo di far realizzare l’hub all’università dell’Aquila perché all’interno del gruppo delle regioni del sud. Ogni università ha poi realizzato in maniera integrata i suoi progetti di ricerca». L’hub svolgerà attività di gestione e coordinamento e gli spoke quella di realizzazione del programma di ricerca e innovazione. Le risorse a disposizione andranno a finanziare attività di ricerca applicata, di formazione per ridurre il disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dalle Università, la valorizzazione dei risultati della ricerca con il loro trasferimento all’impresa, il supporto alla nascita e sviluppo di start-up e spin off da ricerca. Tra i criteri stabiliti dal bando, anche quello di prevedere che almeno il 40% del personale assunto o destinatario di borse di studio o di ricerca a tempo determinato sia donna. 


Le persone


Viene inoltre richiesto che ogni ecosistema si avvalga di almeno 250 persone coinvolte nel Programma di ricerca e innovazione composto da ricercatori e da altre risorse, e che il numero di spoke sia compreso tra un minimo di cinque ed un massimo di 10, la maggioranza dei quali rappresentata da soggetti di natura pubblica. La durata del programma è di tre anni a partire dalla data indicata nel decreto di concessione del finanziamento, che verrà sottoscritto al termine della fase di negoziazione e potrà essere estesa, su autorizzazione del ministero, non oltre il 28 febbraio 2026. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico