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«È stata un’emozione fortissima, difficile da descrivere. Sono andato a letto a mezzanotte con il sorriso e stamattina (ieri, ndr) mi sono risvegliato con lo stesso sorriso». Parole e anima di Mauro Uliassi, lo chef tristellato dell’omonimo ristorante fronte porto di Senigallia, ormai collocato stabilmente sul tetto del mondo della cucina super gourmet. La conferma è lo strepitoso 12esimo posto conquistato a Londra (anziché a Mosca, come da programma originario) da The World’s 50 Best Restaurants, durante la cerimonia condotta da Stanley Tucci (e vissuta in diretta con festeggiamenti relativi allo Scalo Zero Village sulla spiaggia di velluto).
La classifica
È il Geranium di Rasmus Kofoed a Copenaghen il migliore ristorante al mondo (dove lavora la giovane fermana Martina Pistolesi).
Orgoglio e soddisfazione
A Londra per condividere una gioia inaspettata insieme a Mauro Uliassi c’era la sorella Catia, altrettanto grande protagonista del successo del loro ristorante, il marito Mauro Paolini, il figlio di Mauro Filippo con la compagna Elisa e Luciano Serritelli. Per un disguido aeroportuale non è potuta essere vicina al papà l’altra figlia Rosa. Tutti comunque attori protagonisti di questo nuovo successo planetario. «Pensavamo di aver guadagnato posizioni rispetto allo scorso anno - conferma sempre da Londra Uliassi - ma non fino al 12esimo posto. Questa cosa ci ha mandato fuori di testa. Nella vita e nel nostro lavoro non c’è mai niente di scontato, per questo siamo letteralmente stupefatti. Dopo 30 anni di lavoro mi stupisco ancora per una felicità diffusa che condivido con tutto il gruppo di lavoro che si è consolidato in questi anni, abbiamo attirato su di noi passione e competenza e i successi continuano a ripetersi». Poi una citazione che Mauro prende in prestito (concesso) dalla giornalista senigalliese di Repubblica, Emanuela Audisio, per descrivere il momento successivo a un trionfo: «È una doccia di stupore che vorresti non finisse mai». Ma la consapevolezza della grandezza del risultato raggiunto a Londra ingigantisce ancor di più il profilo dello chef. «Abbiamo attivato attorno a noi, al nostro ristorante, un circuito magico. Mia sorella, i miei figli, tutti gli altri collaboratori: 40 persone che sono disposte a morire per fare grande il nostro lavoro che amiamo tutti alla follia. In pratica si è creata un’onda, umanamente e professionalmente parlando, che ci accompagna. Sempre. E noi la cavalchiamo. Strafelici».
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Corriere Adriatico