Tre mesi e cambia tutto: dal Pil ai consumi le Marche ora sono in frenata con l’incubo export

Tre mesi per cambiare tutto: dal Pil ai consumi le Marche ora sono in frenata con l’incubo export
ANCONA  - In tre mesi tutto è cambiato. Se lo scenario di gennaio  prospettava per l’economia mondiale, dopo il forte recupero realizzatosi nel 2021,...

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ANCONA  - In tre mesi tutto è cambiato. Se lo scenario di gennaio  prospettava per l’economia mondiale, dopo il forte recupero realizzatosi nel 2021, un ritmo di crescita superiore a quello pre-pandemia, ad aprile le cose sono radicalmente cambiate. E la stessa sorte è toccata alle Marche. Una marcia indietro improvvisa ed inaspettata come la pandemia di due anni fa, ma questa volta ingranata a causa della guerra in Ucraina.

 

Questo perché dipendenza energetica e interscambio commerciale hanno reso l’economia marchigiana più fragile, avendo contatti diretti con i mercati russo e ucraino rispetto alla media europea. In particolare è stata registrata la grande difficoltà del settore calzaturificio che ha subito una inversione di tendenza con il blocco delle esportazioni ed una incertezza economica che continua a far tremare le aziende. 


Risultato: se la crescita del Pil delle Marche a gennaio era stimata al 3,5%, ad aprile ha sfiorato solo l’1,5% con una lieve accelerazione del 2,3% prevista per il 2023. Sono queste le previsioni macroeconomiche per le Marche del mese di aprile redatte dal Settore controllo di gestione e sistemi statistici del Dipartimento di programmazione regionale. Un’analisi dettagliata che studia la pesante situazione attuale e si proietta al futuro che vede una contrazione nella spesa per consumi dei cittadini ma soprattutto un calo consistente nelle spese delle amministrazioni pubbliche.

«La guerra e l’elevato livello dei prezzi, così come hanno comportato un peggioramento del quadro previsivo nazionale, pesano anche sulle prospettive dei territori italiani - si legge nelle tavole sintetiche -, tutti caratterizzati da un profilo di crescita inferiore a quello previsto tre mesi fa». 


Così se l’andamento delle esportazioni marchigiane di beni, nelle previsioni di gennaio risultavano al 5,7%, adesso si legge una revisione al ribasso delle previsioni per i prossimi anni intorno al 2,8% che si potrebbe protrarre fino al 2025. Ma a preoccupare in maniera particolare è la consistente riduzione del potere d’acquisto che frenerà inevitabilmente consumi delle famiglie: nel 2021 infatti la variazione in percentuale del potere di acquisto era al 5,7%, invece quest’anno è scesa all’1,9% e soltanto tra dodici mesi si dovrebbe vedere un lieve aumento (2,4%).

«Il 2022 dovrebbe dunque caratterizzarsi per una contrazione congiunturale del Pil nel primo trimestre - scrivono nella nota introduttiva gli esperti della Regione - seguita da un recupero nei mesi successivi. Nel complesso l’anno in corso dovrebbe chiudere con una crescita del 2,2%, 1,8 punti percentuali in meno di quanto stimato tre mesi fa. Fin dal 2020 la ripresa dei consumi delle famiglie è stata condizionata dall’incremento dei prezzi delle materie prime e dei beni energetici. Tale andamento ha pesato sul clima di fiducia che, a seguito dello scoppio del conflitto, si è ulteriormente deteriorato. Con il reddito disponibile reale in contrazione, nel 2022 i consumi subiranno un rallentamento significativo.

L’aumento dei prezzi, concentrato su beni essenziali (alimentari ed energetici), si rifletterà in modo particolare sulle famiglie a basso reddito». In discesa libera la spesa per consumi delle amministrazioni pubbliche tra il 2023 ed il 2025 scenderanno con percentuali in negativo seguendo un andamento comune negli enti italiani. 

 

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Corriere Adriatico