Stefoni e la pianificazione coordinata: «Così spingiamo i Comuni a rivedere i piani d’azione»

Stefoni e la pianificazione coordinata: «Così spingiamo i Comuni a rivedere i piani d’azione»
ANCONA Dall’organizzazione della struttura regionale di protezione civile, al sistema di allertamento, passando per i centri di coordinamento e le aree di emergenza presenti...

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ANCONA Dall’organizzazione della struttura regionale di protezione civile, al sistema di allertamento, passando per i centri di coordinamento e le aree di emergenza presenti nel territorio. Il Piano regionale di Protezione civile prova a toccare tutti i punti sensibili nella gestione di un’emergenza, delineando anche le procedure operative, la determinazione delle azioni dei soggetti coinvolti nella gestione per fronteggiare l’emergenza. E suddivide i rischi in due categorie: prevedibili e non prevedibili.

 

Cosa cambia

A spiegare in che modo viene rivisto l’approccio alla materia per evitare che tragedie come quella dell’alluvione del settembre 2022 si ripetano è il dirigente della Protezione civile delle Marche Stefano Stefoni, che sottolinea come «la differenza tra ciò che c’era prima e il Piano di oggi, è che prima avevamo soltanto dei piani provinciali, mentre quello di recente approvato dalla giunta rappresenta il coordinamento tra tutti quegli atti». In questo modo, «consente di fare una pianificazione di tutta la regione. Non è operativo - aggiunge -ma permette di censire l’intero territorio marchigiano e in caso di necessità rinvia ai piani provinciali e comunali. Ed è proprio quello il vantaggio».

Entra nel merito Stefoni: «Ha costretto tutti i servizi di Protezione civile a rivalutare i rischi, le loro dimensioni e le valutazioni su chi deve fare cosa. Tradotto: ogni meccanismo della macchina della protezione civile che deve mettersi in moto in caso di problema». La tragica lezione dell’esondazione del Misa e del Nevola che ha spezzato 13 vite ha spinto a migliorare la rete di prevenzione. «Questo piano è stato un incentivo ai Comuni ad adeguare i loro piani, supportati anche da nostri contributi specifici». Il capo della protezione civile regionale fa anche sapere che «a Roma è attualmente allo studio una nuova normativa che sicuramente ci porterà ad aggiornare ulteriormente il piano appena approvato».

Un lavoro continuo

Un work in progress per riuscire, per quanto possibile, a prevenire piuttosto che a curare. In questo senso, il Piano è quindi un nuovo strumento ad uso della macchina delle emergenze marchigiana che prevede l’analisi di tutte quelle misure riguardanti il territorio che, coordinate fra loro, devono essere attuate in caso di eventi, sia naturali sia connessi all’attività dell’uomo, che potrebbero minacciare la pubblica incolumità. Per farsi trovare pronti alla prossima emergenza in un territorio drammaticamente vulnerabile su molteplici fronti.

 

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Corriere Adriatico