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Simone Mariani, presidente di Confindustria Centro Adriatico, l’ultimo ministro che sono riuscite ad esprimere le Marche è stato Francesco Merloni all’inizio degli anni ‘90, poi sono state relegate alla provincia dell’impero. Come si traduce questo sulle dinamiche del territorio?
«È evidente che quando si hanno persone che ricoprono incarichi di quel livello, il peso specifico del territorio aumenta notevolmente.
Trovare un “nuovo Merloni”?
«Non mi riferisco necessariamente agli imprenditori: magari politici o esponenti della società civile che, per impegno, meriti o capacità, abbiano la possibilità di puntare ad obiettivi così importanti di rappresentanza di un territorio manifatturiero, di imprese, di grande produttività, che può competere anche con il Nord-Est».
In che cosa, in particolare, le Marche stanno scontando questa “vacatio” di potere, a suo avviso?
«La prima grande incompiuta riguarda il mondo della logistica. Siamo isolati fisicamente, non solo per ruoli di governo. Il sud delle Marche ancor più del nord: ho fatto delle battaglie sul tema della Terza corsia fino a San Benedetto ed ancora siamo l’imbuto d’Italia. Paghiamo anche dei gravi errori politici degli anni passati».
Intende i sindaci che dissero no al prolungamento della terza corsia della A14?
«Diciamo che c’è stata la possibilità di farlo, ma il campanile ha prevalso sull’interesse comune. Bisogna anche meritarsi certi incarichi, non possiamo solo lamentarci: paghiamo la scarsa capacità della nostra regione di fare sistema».
A livello imprenditoriale qual è la questione numero uno che si dovrebbe risolvere?
«Logistica, alta velocità ferroviaria e collegamenti stradali sono fondamentali».
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Corriere Adriatico