Sette milioni di esami nel 2023 (+15%). Flavia Carle (Ars): «Spesi tutti i 9 milioni stanziati»
ANCONA Il tentativo di rimettersi in carreggiata sulle liste d’attesa non parte ora. Già nel 2022 lo Stato aveva garantito alle Regioni un tesoretto per recuperare...
ANCONA Il tentativo di rimettersi in carreggiata sulle liste d’attesa non parte ora. Già nel 2022 lo Stato aveva garantito alle Regioni un tesoretto per recuperare prestazioni e interventi messi in stand by dallo tsunamiCovid. Ma i 12 milioni di euro destinati alle Marche erano stati spesi solo in minima parte per questa finalità: il grosso era andato all’acquisto di farmaci innovativi anti-tumorali. Poi l’inversione di marcia l’anno successivo: «Nel 2023 le risorse ammontavano a 9 milioni di euro – ricorda l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini - e sono state completamente spese per recuperare 128.374 prestazioni ambulatoriali - più del doppio di quelle previste dal Piano - 2.768 ricoveri e 12.016 screening oncologici».
Le cifre
Gli fa eco la direttrice dell’Agenzia regionale sanitaria Flavia Carle, che mette in evidenza anche un altro dato: «Nel 2023 le richieste sono aumentate del 15% rispetto al 2019». Un’impennata fisiologica dopo la stasi legata alla pandemia. «Il Sistema sanitario regionale è riuscito a garantire oltre 7 milioni di prestazioni, esclusi s laboratori analisi. Se aggiungiamo anche gli esami del sangue arriviamo a quasi 30 milioni di prestazioni. Considerando che siamo 1,5 milioni di abitanti, basta fare le proporzioni», fa di conto Carle. E nel 2024 dovranno essere garantiti numeri anche più importanti, così da rispettare i tempi di erogazione in base alla priorità di tutte le prestazioni previste dal Piano nazionale per il governo delle liste di attesa (Pngla, che prescrive il 90% di prestazioni erogate nei tempi). Non tutte le prestazioni, tuttavia, «devono essere garantite nei termini dettati dal Ministero», divide i pani e i pesci Saltamartini. Che estende il ragionamento all’organizzazione generale della presa in carico e fa un dietrofront: «Il Cup rimane unico per legge nazionale, non sarà organizzato su base provinciale. Ma - puntualizza - di fronte alla chiamata dell’utente, il Cup deve indirizzare la prestazione nel territorio di residenza dell’utente». E se al momento della chiamata la prenotazione non può essere garantita, spetta al Cup prendere in carico la richiesta del paziente e richiamarlo appena si libera un posto. «C’è però un equivoco: le prestazioni che godono di questo sistema garantito sono 69, quelle del Pngla. Non rientrano tra queste, per esempio, le visite di controllo: spetta all’ospedale che ha in carico il paziente garantirle», mette i puntini sulle i Saltamartini. Ma ancora in troppi casi i cittadini si scontrano con le liste bloccate e l’impossibilità di prenotare. Una stortura - anche per la legge - da sanare in fretta.