Servizi socio assistenziali a rischio: «La Regione deve darci 22 milioni». La protesta di 160 strutture marchigiane con 15mila ospiti e 12mila addetti

Servizi socio assistenziali a rischio: «La Regione deve darci 22 milioni». La protesta di 160 strutture marchigiane con 15mila ospiti e 12mila addetti
ANCONA -  Il tempo, e la pazienza, sono finiti. Senza un accordo con la Regione Marche gli enti gestori delle strutture per anziani e con varie disabilità, scenderanno...

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ANCONA -  Il tempo, e la pazienza, sono finiti. Senza un accordo con la Regione Marche gli enti gestori delle strutture per anziani e con varie disabilità, scenderanno definitivamente sul piede di guerra con iniziative anche clamorose.

Ad annunciarle è Mario Vichi, presidente del comitato che comprende tutto il comparto sociale sanitario (sia Cooperative, Fondazioni ed Asp) e che riguardano gli anziani ma anche i minori disabili, le persone con problemi di salute mentale, dipendenze, donne violate.

 


Un comparto formato da 160 strutture complessive nelle Marche che ospitano 15mila persone ed occupano 12mila addetti, che si trova in forte difficoltà. «Il Covid ha comportato per le nostre strutture maggiori spese e minori entrate- afferma Vichi- solo per l’adeguamento alle normative sanitarie dettate dalla pandemia. Dall’inizio dell’anno chiediamo i ristori alla Regione ma senza ottenere nulla di concreto. Abbiamo avuto 8 riunioni ad ogni livello, a cominciare da quello con il presidente Acquaroli e l’assessore Saltamartini, in Prefettura, l’ultimo il 15 novembre scorso. La risposta è sempre stata: la Giunta non ha deliberato nulla perché lo Stato non ha effettuato trasferimenti al riguardo. Ma come è possibile se nella prima parte del 2020, con la Giunta precedente, erano arrivati alcuni ristori e la promessa di altri successivi.

E perché, a quanto ci risulta, altre regioni fra cui Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, hanno provveduto a questi ristori? Probabilmente è un discorso di volontà politica e noi non possiamo più subire. Chi di dovere si deve impegnare a reperire questi fondi». Intanto domani ci sarà un nuovo incontro con la Regione. Quali le aspettative degli Enti gestori? «Dal nostro punto di vista non ci sono alternative. O ci vengono riconosciuti i 22 milioni di euro richiesti, equivalenti a 5 euro al giorno per ogni assistito come lo scorso anno, oppure andremo allo scontro frontale. Con dimostrazioni, comprese quelle di famiglie dei nostri assistiti e, in estrema ratio, con l’aumento delle rette, già ferme al 2002. Non abbiamo altre soluzioni».


Secondo il presidente del comitato il 30% delle nostre strutture è a rischio chiusura. «Se ciò avvenisse, oltre che creare problemi occupazionali al nostro personale, verrebbero tagliati i servizi ai disabili, anziani e minori che metterebbero in grado difficoltà tutto il comparto sanitario che si dovrebbe accollare questi servizi. E poi ci chiediamo per quale motivo le Rsa gestite direttamente dal Asur hanno avuto i ristori mentre per quelle convenzionate come le nostre non ci sono soldi?». Vichi ribadisce il concetto: «La politica, e per noi quella regionale che rappresenta il nostro interlocutore, deve prendersi la propria responsabilità e risolvere un problema che rischia di diventare una vera e propria bomba sanitaria. Confidiamo che da questo ennesimo incontro arrivino soluzioni al problema».

 

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Corriere Adriatico