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ANCONA - Arriva l’anticiclone africano Scipione e porta con sé il caldo torrido, con picchi di temperature che potrebbero raggiungere i 36-37° nel centro Italia. Come fece il condottiero romano da cui prende il nome durante le guerre puniche, batterà Hannibal, l’anticiclone che l’ha preceduto e che, nelle scorse settimane, aveva già fatto registrare un’impennata nelle colonnine di mercurio.
«L’espansione dell’alta pressione dal nord Africa garantirà tempo stabile e soleggiato» per l’intera settimana, riportano i bollettini meteo della Protezione civile regionale, cosa che garantisce il bel tempo per il ponte del 2 giugno. Tuttavia, l’innalzamento delle temperature, associato ad una ormai cronica carenza di precipitazioni, contribuiscono ad aggravare un contesto di siccità che, nelle Marche, sta assumendo i contorni dell’emergenza. I due giorni di forti piogge che hanno appena interessato anche la nostra regione, non sono neanche vagamente sufficienti a far rifiatare i bacini idrografici del territorio, già in affanno ad estate non ancora iniziata. Ed a risentirne è anche l’agricoltura.
Le cifre
Secondo un’elaborazione di Coldiretti su dati Assam, dall’inizio dell’anno le precipitazioni hanno registrato un brusco calo del 53% rispetto alla media storica degli ultimi 10 anni.
I bacini
Netti procede poi con una mappatura di quella che è la situazione del territorio, partendo dalla provincia di Pesaro, «che è sempre a rischio di stop nella fornitura di acqua potabile». Un deficit strutturale «che potrebbe essere tenuto sotto controllo se riuscissimo a a realizzare la condotta di collegamento tra il bacino di Mercatale e San Leo, progetto che presenteremo il 15 giugno e che ci auguriamo venga finanziato».
Il nodo di Cingoli
Ma quello più in affanno è il bacino che fa riferimento alla diga di Cingoli e che serve le province di Macerata e di Ancona: «Cingoli già piange - puntualizza il presidente del consorzio - perché ha un deficit di ricarica di 15 milioni di metri cubi d’acqua ed ogni anno il livello scende. Il problema è che non è connesso con altri bacini per accumulare l’acqua e poi distribuirla». Anche la diga di San Ruffino, nel Fermano, e quella di Gerosa, nell’Ascolano, hanno perso gran parte della capacità di ricarica e sono in affanno soprattutto nel segmento dell’idropotabile. Ma se il caldo torrido proseguirà, i contraccolpi della siccità si faranno sentire anche nell’irriguo per l’agricoltura. «Com’è possibile, nel 2022, non individuare questa come una delle questioni più rilevanti? - si chiede Netti -. L’idropotabile è nelle mani dei gestori idrici, che sono 12 nelle Marche, a fronte dei tre presenti in tutta la Francia, per fare un semplice parallelismo. Una disseminazione dissennata che porta a strutture artigianali incapaci di portare avanti progettazione ed esecuzione. La Regione dovrebbe eliminare questo “pollaio” ed assumere la regia di questa operazione».
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