Sauro Grimaldi: «Gaspari da ministro ha portato in Abruzzo la realizzazione di quattro strade»

Sauro Grimaldi, presidente facente funzioni Confindustria Macerata
Sauro Grimaldi, presidente facente funzione di Confindustria Macerata, le Marche scontano da ormai troppo tempo un vuoto di potere a Roma: quali sono le criticità...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Sauro Grimaldi, presidente facente funzione di Confindustria Macerata, le Marche scontano da ormai troppo tempo un vuoto di potere a Roma: quali sono le criticità principali generate da questa situazione? 


«Sì, magari oggi i rappresentanti delle Marche al governo scarseggiano, ma la rappresentanza politica è un problema fino ad un certo punto. Abbiamo avuto ministri come Forlani e Merloni. Forse rimaniamo troppo nelle regole, non approfittiamo delle occasioni. Remo Gaspari, quando è stato ministro, ha portato a casa per l’Abruzzo la realizzazione di quattro strade».

 

Vero, però l’ultimo rappresentante marchigiano al governo è stato Francesco Merloni, e parliamo dei primi anni ‘90.
«Giusto, ma secondo me la debolezza delle Marche non è tanto nella rappresentanza a Roma quanto piuttosto che la politica dà sempre più attenzione alle aree dove c’è maggiore concentrazione di elettori. Negli anni, si è privilegiata la costa, mentre l’entroterra è stato lasciato indietro. È un errore, dobbiamo iniziare a lavorare in maniera diversa».


Non solo un divario a livello nazionale, ma anche all’interno della regione, quindi. 
«Esatto. Per questo dico che il problema non lo risolviamo con un ministro in più».

Qual è la sua ricetta in questo senso?
«Alla base di tutto, noi siamo in Europa e in quel contesto dobbiamo ragionare e lavorare. Non parlerei di progetto Marche, ma di progetto Italia. Dobbiamo abbandonare “l’orticello”. È ora che anche i politici capiscano questa cosa: bisogna sapere quello che c’è da fare nei prossimi anni, confrontandoci nelle decisioni con la Comunità europea».


Su quali direttrici ci si dovrà muovere?

«Cultura d’impresa e comunicazione tra politici, associazioni e sindacati. Trovare dei punti prioritari che siano condivisi da tutti».

Per esempio? 
«Il credito, la pressione fiscale». 

 

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico