Sauro Grimaldi, presidente facente funzione di Confindustria Macerata, le Marche scontano da ormai troppo tempo un vuoto di potere a Roma: quali sono le criticità principali generate da questa situazione?
«Sì, magari oggi i rappresentanti delle Marche al governo scarseggiano, ma la rappresentanza politica è un problema fino ad un certo punto. Abbiamo avuto ministri come Forlani e Merloni. Forse rimaniamo troppo nelle regole, non approfittiamo delle occasioni. Remo Gaspari, quando è stato ministro, ha portato a casa per l’Abruzzo la realizzazione di quattro strade».
Vero, però l’ultimo rappresentante marchigiano al governo è stato Francesco Merloni, e parliamo dei primi anni ‘90.
«Giusto, ma secondo me la debolezza delle Marche non è tanto nella rappresentanza a Roma quanto piuttosto che la politica dà sempre più attenzione alle aree dove c’è maggiore concentrazione di elettori. Negli anni, si è privilegiata la costa, mentre l’entroterra è stato lasciato indietro. È un errore, dobbiamo iniziare a lavorare in maniera diversa».
Non solo un divario a livello nazionale, ma anche all’interno della regione, quindi.
«Esatto.
Qual è la sua ricetta in questo senso?
«Alla base di tutto, noi siamo in Europa e in quel contesto dobbiamo ragionare e lavorare. Non parlerei di progetto Marche, ma di progetto Italia. Dobbiamo abbandonare “l’orticello”. È ora che anche i politici capiscano questa cosa: bisogna sapere quello che c’è da fare nei prossimi anni, confrontandoci nelle decisioni con la Comunità europea».
Su quali direttrici ci si dovrà muovere?
«Cultura d’impresa e comunicazione tra politici, associazioni e sindacati. Trovare dei punti prioritari che siano condivisi da tutti».
Per esempio?
«Il credito, la pressione fiscale».