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ANCONA - Un piano regionale per il governo delle liste di attesa. Sembra un déjà-vu. Era infatti il leitmotiv della giunta Ceriscioli, quando a tenere le redini della sanità era lo stesso governatore targato Pd. E ci sta tutto che sia un tema ricorrente, dato che il problema esiste - nelle Marche come nel resto d’Italia - e resta. Ma anche le modalità di intervento non sembrano poi così diverse.
A spiegare l’approccio che Palazzo Raffaello intende avere nel difficile compito di accorciare i tempi troppo spesso biblici per accedere alle prestazioni sanitarie è l’assessore Filippo Saltamartini. A margine della cerimonia di intitolazione del Centro Nemo - al quinto piano dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche - a Roberto Frullini, il titolare della delega ha infatti sottolineato come si stia «strutturando l’organizzazione di una risposta: prima avevamo un’azienda unica regionale (l’Asur soppressa lo scorso 31 dicembre, ndr) e le prestazioni spesso venivano garantite a livello regionale».
La riforma
Con la riforma del settore operata dalla giunta Acquaroli e la nascita delle cinque Aziende sanitarie territoriali, «questo non può più essere possibile», dettaglia l’assessore: «Stiamo strutturando il volume delle domande provinciali per garantire le prestazioni a livello provinciale.
La presa in carico
Inoltre, Saltamartini ha fatto sapere che «la persona che si rivolge al Cup verrà presa in carico dal sistema e verrà richiamata. Ora ci sono operatori che ogni tanto rispondono di richiamare il giorno seguente o quello successivo. Mentre è compito delle strutture quello di ricontattare». Ma con le liste di garanzia - introdotte nella precedente legislatura - dovrebbe essere già così. «E infatti con noi lo era», sale in cattedra l’ex governatore. Infine, precisa l’assessore, «se la prestazione richiesta non compare nel livello di produzione pubblica e non è a disposizione nella stessa provincia da cui parte la richiesta, i direttori generali dovranno comprare quella prestazione sul mercato della sanità convenzionata». Come già previsto dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2019/2021 «e come noi avevamo tradotto con il meccanismo del bonus», ricorda Ceriscioli. Un déjà-vu, insomma. Basta che funzioni. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico