Tempi lunghi per esami e visite nelle Marche: botta e risposta al vetriolo tra Saltamartini e Ceriscioli. Ecco cosa si sono detti

Tempi lunghi per esami e visite: botta e risposta al vetriolo tra Saltmartini e Ceriscioli. Ecco cosa si sono detti
Tempi lunghi per esami e visite: botta e risposta al vetriolo tra Saltmartini e Ceriscioli. Ecco cosa si sono detti
di Martina Marinangeli
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Venerdì 10 Marzo 2023, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 11:30

ANCONA  - Un piano regionale per il governo delle liste di attesa. Sembra un déjà-vu. Era infatti il leitmotiv della giunta Ceriscioli, quando a tenere le redini della sanità era lo stesso governatore targato Pd. E ci sta tutto che sia un tema ricorrente, dato che il problema esiste - nelle Marche come nel resto d’Italia - e resta. Ma anche le modalità di intervento non sembrano poi così diverse.

A spiegare l’approccio che Palazzo Raffaello intende avere nel difficile compito di accorciare i tempi troppo spesso biblici per accedere alle prestazioni sanitarie è l’assessore Filippo Saltamartini.

A margine della cerimonia di intitolazione del Centro Nemo - al quinto piano dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche - a Roberto Frullini, il titolare della delega ha infatti sottolineato come si stia «strutturando l’organizzazione di una risposta: prima avevamo un’azienda unica regionale (l’Asur soppressa lo scorso 31 dicembre, ndr) e le prestazioni spesso venivano garantite a livello regionale».


La riforma


Con la riforma del settore operata dalla giunta Acquaroli e la nascita delle cinque Aziende sanitarie territoriali, «questo non può più essere possibile», dettaglia l’assessore: «Stiamo strutturando il volume delle domande provinciali per garantire le prestazioni a livello provinciale. A rispondere sarà sempre lo stesso Cup». Una mossa simile a quella messa in campo da Ceriscioli, che commenta sarcastico: «Fanno bene, finché seguono le linee che avevamo tracciato noi non sbagliano. È quando escono dal seminato che fanno i disastri, come con l’azzeramento di Marche Nord». La sua giunta aveva infatti perimetrato la presa in carico delle prestazioni a livello provinciale: il piano approntato prevedeva che gli esami e le visite fossero fatte all’interno della stessa Area vasta di residenza del paziente, o al massimo in quella limitrofa. 


La presa in carico


Inoltre, Saltamartini ha fatto sapere che «la persona che si rivolge al Cup verrà presa in carico dal sistema e verrà richiamata. Ora ci sono operatori che ogni tanto rispondono di richiamare il giorno seguente o quello successivo. Mentre è compito delle strutture quello di ricontattare». Ma con le liste di garanzia - introdotte nella precedente legislatura - dovrebbe essere già così. «E infatti con noi lo era», sale in cattedra l’ex governatore. Infine, precisa l’assessore, «se la prestazione richiesta non compare nel livello di produzione pubblica e non è a disposizione nella stessa provincia da cui parte la richiesta, i direttori generali dovranno comprare quella prestazione sul mercato della sanità convenzionata». Come già previsto dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2019/2021 «e come noi avevamo tradotto con il meccanismo del bonus», ricorda Ceriscioli. Un déjà-vu, insomma. Basta che funzioni.

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