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ANCONA - Dopo 19 anni la legge regionale 13 sta per essere mandata in soffitta e con lei tutta la riorganizzazione della sanità marchigiana come è attualmente composta: con l’Asur che gestisce tutta la parte organizzativa, economica e logistica e le cinque Aree vaste (una per provincia) diretta diramazione dell’Azienda regionale.
Nel giro di pochi giorni prenderà forma la bozza di questa rivoluzione annunciata dal governo di centrodestra nel programma elettorale e confermata dall’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini. «Ci sarà una sostanziale riorganizzazione, dove il fulcro organizzativo sarà affidato a cinque aziende Usl (Pesaro Urbino, Ancona, Macerata, Fermo ed Ascoli), mentre l’Asur seguirà gli aspetti generali come concorsi e bandi di gara ma senza competenze operative di indirizzo e di gestione».
Tabella di marcia spedita, dove è chiaro anche cosa accadrà all’Azienda ospedaliera Marche Nord. «È stato detto che scomparirà per confluire nella nuova Usl - spiega Saltamartini - ma ancora non sappiamo se continuerà a chiamarsi così oppure cambierà nome. Di certo è che potenzierà il suo servizio sul territorio, dove abbiamo un grosso problema di mobilità passiva. Una situazione a cui dobbiamo assolutamente porre un freno». L’ospedale di Torrette resterà come Azienda ospedaliera con Dea di secondo livello, unica nelle Marche, su cui si investirà per farla crescere anche rafforzando la sinergia con l’università Politecnica. «Stiamo lavorando per rafforzare l’idea che alle Marche non necessitano ospedali unici ma strutture territoriali dove potenziare l’attività. Come? Mettendo in fila tutte le esigenze e distribuendo le specializzazioni in base ai bisogni territoriali e non al confine aziendale».
Saltamartini ha spiegato anche l’importanza di rivedere e correggere l’aspetto decisionale e verticistico, attualmente composto dal direttore generale Asur (Nadia Storti) e da cinque direttore di Area vasta (Magnoni, Guidi, Corsi, Grinta e Milani). «Abbiamo deciso di impostare il sistema in maniera tale che anche l’aspetto decisionale venga definito nella maniera più precisa possibile, come avviene in tutte le altre regioni italiane. Chiaramente questo cambiamento importante nella organizzazione sanitaria verrà illustrato anche ai sindacati per un confronto sul piano, ma credo sia obiettivo comune lavorare per migliorare la struttura sanitaria regionale che ha bisogno di una profonda rivisitazione». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico