Il professor Danovaro e la metafora choc: «Ogni settimana con il pescato ingeriamo una carta di credito»

L'ambiente delle Marche

Il professor Danovaro, la metafora choc: «Ogni settimana con il pescato ingeriamo una carta di credito»
Professor Roberto Danovaro, lei è uno dei massimi esperti di biologica marina a livello mondiale. Cosa sta succedendo nel nostro mare Adriatico? ...

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Professor Roberto Danovaro, lei è uno dei massimi esperti di biologica marina a livello mondiale. Cosa sta succedendo nel nostro mare Adriatico?


«Stiamo assistendo ad una drammatica evoluzione del mare. Pensare che pian piano recupereremo più plastica che pesci dal mare, sembra quasi l’avverarsi di una predizione funesta dai tempi di Cousteau: solo che il Mediterraneo non è morto ma si sta desertificando».

Un mare di plastica, nelle reti dei pescatori piatti e palloncini. L'appello: «Più isole ecologiche nei porti per lo smaltimento»

 
E la plastica che finisce in mare ha la sua parte di responsabilità?
«La quantità di plastica in mare sta aumentando in maniera esponenziale. Il 5% dei contenitori monouso gettati in acqua vi rimangono per anni, frammentandosi e polverizzandosi fino a tal punto da essere ingeriti dai più piccoli organismi ai gradi predatori. Un campanello di allarme per la salute delle varie specie e dell’ecosistema marino». 


Ma quel pescato, con microplastiche annesse, finisce direttamente a tavola. Con quale risultato?
«Ogni settimana, assieme al pesce, possiamo arrivare a ingerire plastica della quantità pari ad una carta di credito, tanto per fare un esempio. Questo però non significa che resti nel corpo: è invece importante spiegare che quella contro la plastica è battaglia da vincere modificando i nostri comportamenti».


Quali sono le altre cause che determinano lo spopolamento delle nostro mare Adriatico?
«Non c’è solo la plastica a mettere a rischio le specie ittiche. Anche la pesca non sostenibile e quella illegale sono due nemici insidiosi per il futuro dell’ecosistema marino: l’attività delle reti a strascico, per esempio, determina un impoverimento continuo del mare che viene costantemente arato».


Poi ci sono i cambiamenti climatici, di cui mai come quest’anno abbiamo avuta piena consapevolezza. Anche nelle Marche.
«Per i ricercatori non è una novità. Conosciamo da 50 anni gli effetti deleteri del cambiamento climatico , anche se adesso si sta veramente prendendo coscienza della situazione. E l’Adriatico è il termometro di tali evoluzioni, perché è un mare poco profondo e risente maggiormente del riscaldamento delle acque».


L’effetto diretto di questa condizione?
«Si sta stravolgendo l’ecosistema marino e al riscaldamento delle acque fa seguito la diminuzione del pescato. Con queste condizioni tra pesca non sostenibile e illegale, inquinamento e cambiamenti climatici io non mi sentirei di investire nel settore della pesca. A meno che non si adottino tutte le misure per salvaguardare il futuro del nostro mare». 


Missione impossibile?


«Non credo. Ma anche per cambiare mentalità ci vuole tempo: qualcosa è stato già fatto e la strada è stata intrapresa, tuttavia non è un processo rapido e agevole. Anche il Covid avremmo voluto debellarlo immediatamente e adesso che c’è il vaccino, non tutti accettano di sottoporsi alla profilassi». 

 

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Corriere Adriatico