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ANCONA - Un piede nelle Marche, l’altro negli States, lo sguardo sempre orientato al futuro. Per il docente di Univpm Francesco Corvaro, nominato dai ministri Tajani e Pichetto Fratin “inviato speciale” per il cambiamento climatico, la sfida di ridurre l’impatto dell’attività antropica per renderla compatibile con l’ambiente è percorribile e, soprattutto, può vedere le Marche come regione laboratorio. Corvaro, 45 anni, originario di Jesi e ora residente ad Ancona, ha percorso tutta la sua carriera in Univpm.
La carriera
Dice: «Mi auguro che questa nomina possa essere un punto di orgoglio per l’università in cui sono cresciuto e mi sono formato sia da studente sia da docente.
L’ufficializzazione
La nomina è stata ufficializzata dai ministri Antonio Tajani e Gilberto Pichetto Fratin, i titolari di Esteri e Ambiente, perché duplice è l’impegno richiesto a Corvaro. Lo spiega lui stesso dagli States dove si trova in questo momento: «La mia attività si muove su due binari. Uno nei confini nazionali: il mio ruolo sarà quello di coordinare tutte le azioni dei vari ministeri che abbiano al loro interno riferimenti ai cambiamenti climatici». Un campo di attività molto vasto che comprende, solo a titolo di esempio, agricoltura, aspetti sociali, problematiche energetiche e biodiversità. Aggiunge il prof: «Siccome i cambiamenti climatici sono un tema trasversale, io farò il punto di raccordo di tutte queste iniziative che altrimenti rimarrebbero senza un filo conduttore». La seconda parte, pure rilevante, riguarda l’impegno all’estero. «Rappresenterò l’Italia in tutti i tavoli tecnici e politici che per la sigla di accordi sui cambiamenti climatici laddove il ministro Fratin non potrà essere presente». Primo impegno la Cop 28 in Africa a fine anno.
La situazione
Gli obiettivi: continuare sulla strada intrapresa e, laddove possibile, fare delle Marche una sorta di regione laboratorio per la lotta al contrasto ai cambiamenti climatici. «Abbiamo nelle Marche paesaggi e ricchezze non solo naturali ma anche architettoniche fantastiche. Le Marche hanno già iniziato a muoversi come laboratorio: ho lavorato con il commissario Castelli nell’area del sisma finanziando e supportando la realizzazione di comunità di energia rinnovabile. Già questo è un buon inizio e ringrazio il commissario Castelli che mi ha supportato nel farlo e ci ha messo molto del suo». Infine, la mission decisiva. Conclude: «Senza fare allarmismi, c’è la necessità di continuare sulla strada della transizione energetica, abbiamo tutte le tecnologie e le capacità tecnico-scientifiche per poter ridurre il nostro impatto sull’ambiente». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico