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C’erano una volta le Marche rosse, con i fortini di Pesaro ed Ancona Stalingrado d’Italia. Poi di tornata elettorale in tornata elettorale, quel colore così acceso ha iniziato a sbiadirsi, fino all’appuntamento con le urne di domenica, dal quale il centrosinistra - Partito democratico in testa - è uscito con le ossa rotte, anche nelle Marche. Lo tsunami del centrodestra ha travolto tutto, lasciando agli avversari solo le briciole. Il Pd non piazza neanche una bandierina nei collegi uninominali - dove si registra il più pesante dei cappotti - ed elegge solo tre parlamentari: Irene Manzi ed Augusto Curti alla Camera, ed il commissario regionale Alberto Losacco (pugliese) al Senato. Non ce la fa neanche il consigliere regionale Antonio Mastrovincenzo, che pure all’uninominale di Ancona qualche chance l’aveva.
Tecnicamente, esprimerà lo stesso numero di onorevoli eletto nel 2018, ma non può essere visto come il proverbiale bicchiere mezzo pieno, dal momento che quella fu una delle tornate peggiori per i dem. A mo’ di esempio, basti ricordare il terzo posto dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti nell’uninominale di Pesaro considerato blindato. Finì dietro il semi sconosciuto Andrea Cecconi del Movimento 5 stelle ed alla candidata del centrodestra Anna Maria Renzoni.
I precedenti
Ed a sottolineare ulteriormente la flessione, oltre alla storia recente, ci pensa la matematica.
Le evoluzioni
Mentre la nave dem stava affondando, ieri è iniziata a circolare la voce di una candidatura di Ricci al congresso per la segreteria nazionale. A suo favore rema l’essere stato il primo ad includere il Movimento 5 stelle nella giunta a Pesaro, realizzando di fatto quel campo largo che Letta non è riuscito a costruire. Ma sul piatto dei contro, c’è il peso politico non indifferente del governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, tra i papabili per il dopo-Letta. Nell’attesa di capire le evoluzioni nazionali del partito, c’è chi pensa più local come la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, che sottolinea come «per il Pd e tutto il centro sinistra sia arrivato il momento di cambiare sul serio». Rispetto al dato di Ancona città, «la destra è sotto il trend regionale e nazionale e le componenti che sono nella maggioranza di governo sono avanti di quasi otto punti».
Ne consegue che «alle amministrative sarà un’altra storia e sono sicura che Ancona continuerà ad essere amministrata dal centrosinistra». La grande delusa dalle candidature Alessia Morani - non eletta come previsto - pone infine l’accento su una grande verità: «Per la prima volta nella storia, le province del nord delle Marche sono senza rappresentanti di centrosinistra in Parlamento. Un elemento di debolezza». E per concludere, si toglie un sassolino dalla scarpa: «Sulle candidature sono stati fatti degli errori, ma adesso è il momento di ripartire». Parole di distensione che, di solito, nel Pd fanno da prodromo al regolamento di conti interno.
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