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ANCONA - C’erano voluti tre mesi e tre settimane, dal 23 aprile al 12 agosto, per passare da 6.000 a 7.000 contagi dall’inizio dell’epidemia nelle Marche. Poi sei settimane per raggiungere gli 8.000 mila, due settimane per arrivare a 9.000, sette giorni per superare quota 10.000. Adesso l’epidemia fa il tagliando dei mille nuovi positivi ogni due giorni e mezzo con una progressione geometrica impressionante che rischia di far collassare il sistema sanitario marchigiano nel giro di un paio di settimane, se non si sentiranno presto gli effetti delle misure di contenimento dell’epidemia.
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Sia quelle disposte il 22 ottobre scorso dal governatore Acquaroli (lezioni a distanza per il 50% del triennio delle superiori, bus al 60%, divieto di consumazioni fuori dai locali) e soprattutto quelle più restrittive disposte tre giorni dopo dal premier Conte in tutt’Italia, con la didattica in presenza ridotta al 25%, il coprifuoco nei locali della ore 18, la chiusura di palestre e piscine, cinema e teatri e lo stop allo sport di base. Ci vorrà almeno un’altra settimana - per motivi legati ai tempi d’incubazione dell’infezione, che si manifesta in media 6-7 giorni dopo il contagio - per capire se il lockdown del tempo libero e le misure svuota-bus basteranno per piegare una curva dell’epidemia che anche nelle Marche ha preso una brutta china.
Ma di tempo ne resta davvero poco.
In una settimana i pazienti Covid totali sono saliti da 152 a 286 (+88%), quelli in terapia intensiva sono più che raddoppiati (da 19 a 39, il 25% del picco di fine marzo ), quelli nelle aree semi intensive sono aumentati sei volte e mezzo, da 8 a 52. L’ospedale più sotto pressione è il regionale di Torrette, con 80 pazienti Covid, 18 dei quali in terapia intensiva.
Il balzo di ieri - registrato dal bollettino del Servizio Sanità, con l’Osservatorio epidemiologico regionale dell’Ars - ha fatto salire a 13.095 i contagi nelle Marche dall’inizio dell’epidemia, con un aumento giornaliero del 5,5%, come non accadeva da aprile. Oltre ai ricoveri, aumentano i soggetti in isolamento domiciliare (4.850, +606 in 24 ore) e i positivi attuali (5.136, +610), mentre i dimessi e guariti, saliti ieri a 6.950 (+75) non riescono a tenere il ritmo dei nuovi contagi. E si aggiorna purtroppo anche la contabilità delle vittime correlate all’epidemia, con altri 4 decessi che fanno salire il totale a 1.013. All’ospedale di Civitanova è morta un’anziana di 88 anni, del posto, mentre all’Inrca di Ancona si sono registrati i decessi di una paziente di 97 anni residente a Falconarae di una di 87 di Camerano. A Marche Nord di Pesaro infine è morto un 90enne di Fano.
La provincia con più casi ieri è stata quella di Macerata, che con 205 nuovi positivi segna il suo record. L’epidemia continua a galoppare in provincia di Ancona, che con i 158 casi di ieri si appresta a scavalcare Pesaro Urbino (62): siamo a 3.548 contagi contro i 3.630 della provincia più a nord, tra le prime zone rosse d’Italia nella fase 1, ma più riparata in questa ondata d’autunno che colpisce più duramente il sud delle Marche: ieri il Fermano ha avuto 146 casi, 92 la provincia di Ascoli Piceno. Un terzo dei nuovi casi registrati ieri riguardano contatti stretti di casi positivi (228), mentre i contagi in famiglia assorbono altri 114 casi e per 81 si è arrivati al tampone positivo partendo dai sintomi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico