Saltata la norma che consentiva di sospendere i lavori per il caro prezzi: «Niente tutela degli appalti, ora bloccheremo i cantieri»

Saltata la norma che consentiva di sospendere i lavori per il caro prezzi: «Niente tutela degli appalti, ora bloccheremo i cantieri»
ANCONA  - Rilancio dell’edilizia, rilancio dell’economia. Al settore serve manodopera per far fronte alla mole di lavoro che arriva dalla ricostruzione del sisma,...

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ANCONA  - Rilancio dell’edilizia, rilancio dell’economia. Al settore serve manodopera per far fronte alla mole di lavoro che arriva dalla ricostruzione del sisma, Superbonus 110% e, in previsione, dal Pnrr. Tutto ciò si sta dimostrando una casa di carta. Il rialzo dei costi delle materie prime ha fatto saltare il banco, tant’è che quando al presidente Ance delle Marche Stefano Violoni chiediamo del Pnrr la riposta è tranchant: «Non ne parlo perché non è attuabile. Tutte le prospettive sono svanite». 

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Il settore dell’edilizia è in tilt. I costi dei materiali per le opere pubbliche sono lievitati rispetto ai prezziari regionale e del sisma. Alle imprese non conviene terminare i lavori, avviarne dei nuovi per i quali è stato già stipulato un accordo né tantomeno stringere nuovi contratti. Nessuna azienda si presenta alle gare di appalto per nuove opere pubbliche. Finora c’era una norma salva-cantieri che dava alle imprese la possibilità di prorogare o sospendere i lavori per i rincari insostenibili delle materie prime. Norma stralciata all’ultimo minuto dal Governo nel decreto taglia prezzi in maniera «inconcepibile» osservano da Ance Marche, per cui «ora si blocca tutto». 

La settimana scorsa Ance Marche ha promosso l’iniziativa di chiusura dei cantieri. Un antipasto di quello che sarebbe accaduto pochi giorni dopo. L’eliminazione della norma salva cantieri ha un effetto duplice nelle Marche dove si concentra il 65% dei lavori della ricostruzione post sisma. Secondo i dati Ance Marche, le imprese che operano come capofila nel post sisma sono 1.401. La stima della spesa necessaria per la riparazione dei danni è di 17,6 miliardi: 13 miliardi per la ricostruzione privata, 4,1 per la pubblica, mezzo miliardo per chiese ed edifici di culto. Una ricostruzione che viene bloccata.

«Il commissario straordinario Legnini ci ha presentato una bozza del nuovo prezziario che stiamo valutando ma che, a primo acchito, appare nettamente inferiore a quello regionale e quindi lontano dai prezzi di mercato» sottolinea Violoni. In queste condizioni, per un’azienda edile è impossibile lavorare producendo utili. Violoni lamenta i continui cambiamenti delle normative e condizioni di mercato. Ma soprattutto l’assenza del Governo. «Qui non si capisce o non si vuole capire che in gioco c’è l’Italia, la sua crescita, le sue aziende, i suoi dipendenti e cittadini. Le opere pubbliche non vanno avanti e le imprese chiudono. Quale soluzione? Compensare le aziende per il caro prezzi».

Più banalmente se nel contratto impresa-Stato è previsto che una parete costa 500 euro e invece, causa aumenti materiali, oggi costa 800 euro, lo Stato deve compensare le imprese con le 300 euro di differenza. «È il Governo che deve legiferare e non aspettare che il mercato torni ai livelli precedenti. Il problema è tutto italiano ma la gravità della situazione non viene percepita» insiste Violoni. Stop ai cantieri vuol dire anche cassa integrazione ai dipendenti? «Se ce la concedono. Non c’è mancanza di lavoro per cui devono legiferare in tal senso. E i sindacati hanno capito la nostra situazione. Le aziende che continueranno a lavorare sono destinate prima o poi alla chiusura» chiude Violoni.

 

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Corriere Adriatico