Prezzi gonfiati a Sapori e Motori: 23 indagati, per 21 arriva il rinvio a giudizio

Prezzi gonfiati a Sapori e Motori: 23 indagati, per 21 arriva il rinvio a giudizio
FANO - Sapori e Motori, 21 rinvii a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulle sponsorizzazioni e i presunti prezzi gonfiati. Due indagati dichiarati interamente...

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FANO - Sapori e Motori, 21 rinvii a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulle sponsorizzazioni e i presunti prezzi gonfiati. Due indagati dichiarati interamente prescritti e per la metà è stato prescritto il capo di imputazione legato all’annualità 2010. 

 


Secondo l’ipotesi accusatoria della Guardia di Finanza i prezzi di stand e spazi pubblicitari sarebbero gonfiati per portare in detrazione più somme e pagare così meno tasse. Così ieri davanti al Gup sono finiti 23 esercenti, tra titolari di bar, ristoranti, agenzie di viaggio, ma anche consulenti, carrozzerie, società di costruzione che hanno comprato manifesti, cartelloni, striscioni pubblicitari in occasione dell’evento dedicato alle due e quattro ruote, «Sapori e Motori». Il reato è quello di «dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture e documenti per operazioni inesistenti». Tutto era nato nell’ambito della famosa kermesse che abbina i sapori della tavola alla passione per i motori. 

«Sapori e motori» ha vissuto infatti undici edizioni e richiamava da sempre un certo numero di appassionati delle due e quattro ruote. I fatti contestati riguardano gli anni dal 2009 al 2012. E secondo l’accusa, i prezzi per quei servizi pubblicitari non sono congrui. Sarebbero costati troppo, a dire degli inquirenti, anche in rapporto al ritorno di immagine della kermesse. 

Dunque il presunto magheggio messo in piedi da venditori e acquirenti di pubblicità sarebbe stato più o meno questo. Di 10mila euro pagate, ad esempio, per uno striscione che, secondo i conti della Finanza ne valeva in realtà 2, 8mila venivano restituite al compratore. In contanti. Intanto però la fattura per diecimila euro veniva messa in dichiarazione per le detrazioni. E tutti pagavano meno tasse. Una ricostruzione che gli imputati negano con forza. Sostengono che i prezzi pagati sono congrui rispetto ai servizi ricevuti. Ieri il rinvio a giudizio degli indagati. 



Ma i tempi sono stretti come spiega l’avvocato Simone Candelora che assiste 7 imputati. «Non ci sono prove che i soldi siano tornati indietro in contanti. Neghiamo questo assunto e faremo di tutto per dimostrarlo. Comunque è stato prescritto per tutti il capo di imputazione legato all’anno 2010. E il 16 marzo 2023 sarà prescritta anche l’annualità 2011. In questo lasso di tempo dovremo arrivare a una sentenza d’appello. Non sarà così semplice».

 

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Corriere Adriatico