ANCONA - Di macroregioni si discute. Qui come altrove. E nel Pd proliferano proposte di legge ad hoc. L’ultima vede come primo firmatario il deputato anconetano Piergiorgio...
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Il lancio della proposta nuova di zecca sarà ad Appignano, domani, durante un incontro organizzato da “Adesso Marche”, con tanto di docenti ed esperti del settore. Il resto delle macroregioni, tracciate da Carrescia, punta su quella del Nord Ovest con Piemonte, Liguria e Lombardia, sulla Regione del Nord Est con Veneto ed Emilia Romagna, su quella del distretto di Roma Capitale con Città metropolitana di Roma capitale e sulla Regione del Sud con Lazio (province di Latina e Frosinone), Campania, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria. Dopo polemiche e levate di scudi, le Marche tornano unite, dopo la divisione in due, con la provincia di Pesaro in Romagna, operata dai due piddini, Morassut e Ranucci, con le loro 12 macroregioni nello Stivale. I dettagli? Carrescia va al sodo: “È una modifica dell’articolo 131 della Costituzione; quello delle riforme è un tema che sta coinvolgendo, in questi anni, tutti i livelli istituzionali: da quello delle Province a quello delle fusioni dei Comuni”. Passaggio chiave: la questione delle aggregazioni delle Regioni è affare più complesso e implica una serie di interrogativi ai quali, confida Carrescia “si dovrà rispondere ma, probabilmente, non lo farà questa legislatura”. Ma nulla finirà nel cassetto, assicura l’onorevole dem.
Dalla Capitale, i segnali vanno in questa direzione. Questione di step. Il dibattito, infatti, è ormai avviato e, dopo l’approvazione della riforma della Costituzione che si concluderà con il referendum nel prossimo autunno, saranno le Regioni al centro del palcoscenico. Percorso, del resto, intrapreso da mesi dal Governatore stesso che, con Umbria e Toscana, ha già dato il via alle danze all’insegno dell’Italia di mezzo. Puntando sull’integrazione dei servizi, prima tappa per strategie più ampie. Dal territorio agli scranni, Carrescia riprende il filo: “Il processo di modernizzazione della Costituzione è iniziato con la riforma del titolo V e la ridefinizione del sistema bicamerale. Per quanto mi riguarda, entro nel merito delle autonomie locali e delle Regioni. Questa non è una riforma a tavolino. L’idea nasce proprio dalle esigenze delle Marche con l’analisi dei legami storici, culturali, economici, politici, ambientali”. Ma anche dei rapporti viari e infrastrutturali. Di qui, dunque, la costruzione di una macroregione con le Marche “tutte insieme, anche in considerazione della regione Macroadriatica e delle aggregazioni che si stanno creando sotto l’Autorità portuale di Ancona”.
A braccetto con Toscana, Umbria e Lazio con le province di Viterbo e Rieti. “Una regione di penetrazione da oriente e da occidente, con economie simili l'una con l'altra”. Proposta che giunge in una fase decisiva anche per il dibattito locale. Osserva, infatti, Carrescia: “Questa proposta va a potenziare quello che sta portando avanti il presidente Ceriscioli, ho solo cercato di creare un blocco coeso con un peso politico e sociale di non poco conto”. Un processo, tuttavia, secondo Carrescia, che “deve partire dal basso e, per questo, ben venga il Governatore che lavora sui servizi comuni”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico