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ANCONA - Nelle Marche in transizione, si apre la possibilità di accedere alle agevolazioni garantite alle Zone economiche speciali (Zes), ma per definire il piano strategico che individua le aree della regione da inserire - da far approvare poi al ministero per la Coesione, che dovrà individuare anche i finanziamenti – si profila la più classica delle “guerre tra poveri”.
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La scorsa settimana si è tenuto un primo incontro tra Regione e Camera di Commercio (comprese le categorie che ne fanno parte), in cui l’assessore al Bilancio Guido Castelli ha presentato gli scenari ed i toni si sono fatti subito accesi. Per un algoritmo europeo, infatti, possono essere ammesse ai benefici solo zone marchigiane che rientrano nella Carta degli aiuti – comprensiva di quei Comuni in particolare crisi economica - per 1.786 ettari (ovvero quasi 18 chilometri quadrati) e la questione sorge spontanea: chi inserire e chi lasciare fuori?
Una scuola di pensiero vorrebbe individuare le aree all’interno del cratere sismico; un’altra, invece, reputa più efficace puntare sulle zone industriali che sono entrate in crisi – come ad esempio il distretto del calzaturiero -, dove la capacità fiscale che deve beneficiare del credito d’imposta è più ampia.
L’inquadramento delle Marche tra le «regioni in transizione» è contenuta nella proposta di Accordo di partenariato inviato alla Commissione europea il 17 gennaio scorso. Accordo che dovrebbe essere formalmente approvato entro maggio ed a quel punto verrebbe sancito il nuovo status della nostra regione, prerequisito per l’istituzione di una Zes Marche. Ad oggi, in Italia ne sono state costituite otto: Abruzzo, Calabria, Campania, Ionica interregionale Puglia-Basilicata, Adriatica interregionale Puglia-Molise, Sicilia Orientale, Sicilia Occidentale, Sardegna.
«Dal momento in cui i Por Fesr e Fse vengono approvati da Bruxelles (indicativamente a giugno) – spiega Castelli – saremo in grado di proporre lo studio strategico alla base della richiesta di Zes. Per capire quali territori coinvolgere, ho avviato la campagna d’ascolto. Ma dobbiamo precisare subito una cosa: noi possiamo chiedere la Zes, ma deve essere finanziata con legge dello Stato, come è successo per le otto fin qui attivate. Abbiamo anche la possibilità di fare una Zes Marche oppure una collegata a quella dell’Abruzzo, con il porto di riferimento che resterebbe comunque quello di Ancona».
Il Pnrr destina 630 milioni di euro per investimenti infrastrutturali volti ad assicurare un adeguato sviluppo dei collegamenti delle aree Zes esistenti con la rete nazionale dei trasporti, in particolare con le reti Trans Europee (Ten-T). Inoltre riserva ulteriori 1,2 miliardi di euro a interventi sui principali porti meridionali. Una partita non di poco conto, insomma, che nei prossimi mesi si prepara a tenere banco.
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