Lavoro autonomo, dati da incubo. In due 2 anni di Covid persi 14mila posti: «Un vero disastro»

Lavoro autonomo, dati da incubo. In due 2 anni di Covid persi 14mila posti: «Un vero disastro»
ANCONA  - È sul lavoro autonomo che la crisi causata dalla pandemia, ha fatto sentire più pesantemente i propri effetti. Su 16 mila posti di lavoro persi tra il...

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ANCONA  - È sul lavoro autonomo che la crisi causata dalla pandemia, ha fatto sentire più pesantemente i propri effetti. Su 16 mila posti di lavoro persi tra il 2019 e il 2021, ben 14 mila hanno riguardato il lavoro indipendente, che è passato da 159mila a 145mila occupati.

 

«Una situazione estremamente preoccupante - sottolinea Emanuele Pepa, presidente di Confartigianato Marche -: gli effetti della pandemia si sommano ora con le conseguenze della guerra in Ucraina, con i rincari di energia, carburanti e materie prime». Gli indipendenti, sottolinea Gilberto Gasparoni Segretario di Confartigianato Marche, registrano un -8,8% rispetto al 2019. Il +1,4% del 2021 segue il forte calo pari al 10,1% del 2020. «La diminuzione è pressoché interamente concentrata nel manifatturiero - 8,3% rispetto al 2020 (a fronte di un - 0,4 Italia). Lo scoppio della guerra in Ucraina ha accelerato la crisi energetica, generando segnali recessivi che influenzano negativamente la competitività delle imprese e compromettono i buoni risultati conseguiti nel 2021, come nel caso delle esportazioni, in particolare, nei settori a maggior concentrazione di micro e piccole imprese: alimentari, moda, mobili, legno, metalli».

Gli occupati della nostra regione, secondo i dati Istat elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Marche, nel 2021 sono 617 mila, in crescita dello 0,8% rispetto al 2020 ma non hanno ancora recuperato i livelli pre-pandemia del 2019 (-2,5%). In crescita servizi (+4,7% vs. +0,5% Italia) e costruzioni (+4,6% vs. +7,7% Italia). Nelle Marche (dato di marzo) sono difficili da reperire 4 lavoratori su 10 (40,1% delle entrate previste), pari a 3.388 delle 8.450 entrate totali previste nel mese, ed in particolare sono difficili da reperire i due terzi (67,6%) degli operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici. Ma le imprese faticano a trovare anche i conduttori di macchinari mobili e gli operai specializzati e conduttori di impianti nelle industrie tessili, abbigliamento e calzature. 

 

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Corriere Adriatico