Chalet all'asta, il muro dei balneatori dopo l'incontro a Roma con il Governo. Le proposte delle Marche

La manifestazione degli operatori balneari davanti al Mise a Roma
ANCONA - C’è chi si gode le vacanze di Natale e chi va in presidio a Roma per difendere il proprio futuro lavorativo. Questa volta è toccato agli operatori...

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ANCONA - C’è chi si gode le vacanze di Natale e chi va in presidio a Roma per difendere il proprio futuro lavorativo. Questa volta è toccato agli operatori balneari, ieri in centinaia nella Capitale per protestare contro l’applicazione della normativa Bolkestein, pronta a rimettere all’asta le concessioni dal gennaio 2024. L’occasione è stato l’incontro tra i ministri Massimo Garavaglia (Turismo), Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico) e Mariastella Gelmini (Affari regionali), ed il fronte comune di associazioni di categoria e sindacati di settore, per avviare un tavolo tecnico-politico su una questione che rischia di mettere in ginocchio un intero settore.

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Le richieste
I tre rappresentanti del governo hanno garantito che riferiranno al premier Draghi quanto emerso e, a stretto giro di posta, ci sarà un confronto con le Regioni ed il comparto per cercare di arrivare ad un testo condiviso entro la metà di gennaio. Nella sentenza del novembre scorso, il Consiglio di Stato ha definito illegittima l’estensione delle concessioni al 2033, inserita dall’allora ministro Centinaio nella legge di bilancio 2018, poiché in contrasto con il Diritto Eurounitario.

Il termine ultimo scatterebbe così il 31 dicembre 2023 e dunque, nel giro di due anni, chi possiede uno stabilimento balneare rischia di perdere tutto. «Abbiamo respinto in primo luogo tutte le azioni governative affrettate che non passino per una concertazione ed una condivisione con le Regioni – fa sapere Enzo Monachesi, Cna di Senigallia e titolare dello stabilimento Il piccolo lido sulla spiaggia di velluto, che ieri era in presidio a Roma –. Questo era il primo incontro: non accetteremo nessun provvedimento che non sia discusso con noi e con le Regioni. Essendoci ancora incertezza, tuttavia, lo stato di agitazione rimane.  Oggi (domani, ndr) c’è Consiglio dei ministri, a cui farà seguito la conferenza Stato-Regioni. Questi due giorni saranno decisivi per capire quale strada voglia prendere il governo: se quella dell’imposizione o quella del confronto. Abbiamo bisogno di regole certe e della tutela delle imprese che esistono sul demanio e non possono sparire da un giorno all’altro». 


I rischi
Pensiero condiviso da Sandro Assenti, presidente Confesercenti Marche e proprietario dei Bagni Andrea a San Benedetto del Tronto: «Chiediamo la possibilità di rivedere i termini della Bolkestein, anche alla luce di ciò che sta avvenendo in altre parti d’Europa, dove sono state concesse ampie proroghe. Ma si sta ragionando anche sulla possibilità di non considerare concessione le aree in cui si è costruito negli ultimi 40 anni. Tuttavia, va valutato un piano b». Una strada alternativa che parte dal «riconsiderare i criteri della gara ad evidenza pubblica per le concessioni, premiando chi ha investito negli anni e ha contribuito alla creazione di un format che funziona e si lega al territorio. Il vecchio concessionario - prosegue Assenti – ha investito in base a certe leggi, come la 145 del 2018 del ministro Centinaio, che estendeva la proroga delle concessioni al 2033. Non è che adesso, solo per aderire alla Bolkestein, si può ignorare tutto ciò e dire “avanti olandese”, “avanti multinazionale”: questo approccio andrebbe a sconquassare il format italiano, che contribuisce per una quota importante al Pil e sa come accogliere i turisti».

Nelle Marche, il 75% delle imprese marchigiane alla guida di stabilimenti balneari è a gestione familiare: «Sapendo che la concessione scade a fine 2023 – si chiede Assenti – chi investirà nei propri chalet? Si rischia una dequalificazione dell’accoglienza turistica. Come Confesercenti, insieme alle altre associazioni, stiamo puntando a fare ricorso contro la sentenza del Consiglio di Stato: questa decisione non può essere giudiziaria, rientra nel potere legislativo».

 

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Corriere Adriatico