Cala il costo del carrello della spesa: Ancona tra i capoluoghi meno cari

Cala il costo del carrello della spesa. Ancona tra i capoluoghi meno cari
ANCONA Ancona tra le città meno costose d’Italia. Almeno tra quelle con oltre 150mila abitanti. Se l’inflazione continua a mordere, nel capoluogo dorico lo fa...

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ANCONA Ancona tra le città meno costose d’Italia. Almeno tra quelle con oltre 150mila abitanti. Se l’inflazione continua a mordere, nel capoluogo dorico lo fa un po’ meno anche rispetto ad altri comuni marchigiani quali Macerata ed Ascoli Piceno. È il quadro che emerge dall’analisi dell’Istat sul costo della vita aggiornata ad aprile, mese che registra una frenata sull’aumento dei prezzi nel carrello della spesa. 

 


La frenata

«Nel settore alimentare - spiega l’Istituto - i prezzi dei prodotti lavorati (ad esempio insaccati e surgelati), come anche quelli dei beni non lavorati (quali carne, pesce, frutta e verdura), evidenziano un’attenuazione della loro crescita, che contribuisce al rallentamento dell’inflazione di fondo (si attesta a +6,2%). Si accentua, inoltre, la decelerazione su base tendenziale dei prezzi del carrello della spesa - beni alimentari, per la cura della casa e della persona - che è scesa a +11,6% (eravamo a +12,6% a marzo, ndr)». Una tendenza positiva che potrebbe però invertirsi nei prossimi mesi a causa dell’ondata di maltempo che ha investito in particolare l’Emilia Romagna, frutteto d’Italia. Le produzioni non più provenienti dalla regione confinante dovranno arrivare da altri fornitori, magari esteri, con conseguente aumento dei costi per il consumatore finale. A fare una prima stima delle ripercussioni dell’alluvione è la Confagricoltura provinciale Ascoli e Fermo, che si aspetta aumenti di almeno il 10% su tutto il comparto ortofrutticolo. Al netto della nuova stangata all’orizzonte, nei capoluoghi delle regioni e nei comuni con oltre 150mila abitanti l’inflazione più elevata si registra a Genova (+9,7%), Palermo (+9,3%) e Messina (+9,1%), mentre le variazioni tendenziali più contenute sono a Catanzaro (+6,8%) e a Potenza (+5,8%). Ancona rientra nel gruppo delle meno care - con variazione dei prezzi al consumo rispetto a marzo del 7,2% contro una media nazionale a +8,2% - piazzandosi quintultima nella classifica italiana, con un aumento dei costi per le famiglie pari a +1431 euro. Fanno peggio gli altri due comuni marchigiani monitorati dall’Istat, ovvero Macerata ed Ascoli Piceno, che registrano rispettivamente un +1701 euro e un +1568 euro. In generale, ad aprile le Marche si posizionano poco sotto la media nazionale dei prezzi al consumo (+8,2% a livello italiano, +8% a livello regionale). 

Le tipologie di prodotto

«Ad aprile - prosegue l’Istat - l’accelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati come carburanti e combustibili (da +18,9% a +26,6%) e, in misura minore, a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,9%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli energetici regolamentati (da -20,3% a -26,7%) e dal rallentamento di quelli degli alimentari lavorati (da +15,3% a +14%), degli alimentari non lavorati (da +9,1% a +8,4%), dei servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,2%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,3% a +6%)». L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,3% a +6,2%. Una boccata d’ossigeno, anche se il caro prezzi è ben lontano dall’essere rientrato nei livelli di guardia.

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Corriere Adriatico