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ANCONA - Un nuovo incontro tra il governatore Francesco Acquaroli e il Comitato di Gestione delle Piscine Marchigiane è previsto per la prossima settimana. Probabilmente già lunedì gli operatori potrebbero essere riconvocati a Palazzo Raffaello per scendere nel dettaglio della situazione in cui versa il settore. Acquaroli, infatti, avrebbe chiesto al Comitato di produrre una relazione che restituisca una fotografia a livello regionale. Dati sull’occupazione e sul quadro economico attuale in cui versano gli impianti.
Le richieste
I gestori stanno stilando una serie di richieste di cui il governatore si farà portavoce nei confronti del governo nazionale. Al primo punto «un sostegno tramite fondi e risorse che ci permettano di andare avanti - spiega Andrea Sebastianelli, dello Sport Village Pesaro - bisogna assolutamente trovare una soluzione che ci aiuti a superare questo momento di difficoltà, congelando i debiti oppure per mezzo di aiuti per pagare le bollette».
Utenza in calo
Bollette da urlo anche ad Ancona. Igor Pace, presidente della Vela ed esponente del Cda della Cogepi: «A dicembre al Passetto di Ancona la fornitura dell’energia elettrica dai 3mila euro mensili ha superato i 10mila euro. A Chiaravalle le spese dai 1.500 euro sono schizzate a quasi 6mila euro mensili». Al problema del caro energetico si aggiunge il calo dell’utenza che incide gravemente sul calo dei ricavi. «Da metà dicembre viaggiamo intorno al 20% delle presenza rispetto alla normalità - racconta Attilio Garbati del gruppo Grottammare Piscine - prima il fuggi-fuggi provocato dalla paura di contrarre il virus, poi l’effetto del rialzo dei contagi con la pioggia di quarantene». E per attutire il colpo i gestori degli impianti non possono nemmeno ritoccare i prezzi. «Siamo tra l’incudine e il martello - dice Mirko Santoni di Team Marche e portavoce del Comitato di Gestione delle Piscine Marchigiane - dobbiamo attenerci agli accordi con i Comuni per cui dobbiamo rispettare le tariffe calmierate. Non possiamo aumentare gli ingressi in proporzione al rialzo dei costi delle strutture». Il presente è fatto di enormi sacrifici. Gli operatori stringono i denti il più possibile, ma lo spettro di imminenti chiusure degli impianti è dietro l’angolo. Con effetti che potrebbero essere devastanti non solo per le strutture, ma anche per tutta la filiera. «Nelle Marche le piscine comunali sono 35 - spiega Santoni - e danno lavoro a 1.500 persone. In media ogni piscina ha tra i 30 e i 40 dipendenti. Di riflesso si arriverebbe a toccare anche i fornitori e le ditte che effettuano le manutenzioni». Per non parlare del danno che si creerebbe a strutture del genere se dovessero chiudere. «Per rimetterle in attività ci vorrebbero spese enormi - continua Santoni - per questo in tutti i modi cerchiamo di non chiudere. Ma se non dovessero arrivare degli aiuti concreti in tempi brevi, non ci sarebbe altra scelta».
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Corriere Adriatico