ANCONA - Un nuovo incontro tra il governatore Francesco Acquaroli e il Comitato di Gestione delle Piscine Marchigiane è previsto per la prossima settimana. Probabilmente già lunedì gli operatori potrebbero essere riconvocati a Palazzo Raffaello per scendere nel dettaglio della situazione in cui versa il settore. Acquaroli, infatti, avrebbe chiesto al Comitato di produrre una relazione che restituisca una fotografia a livello regionale. Dati sull’occupazione e sul quadro economico attuale in cui versano gli impianti.
Le richieste
I gestori stanno stilando una serie di richieste di cui il governatore si farà portavoce nei confronti del governo nazionale.
Utenza in calo
Bollette da urlo anche ad Ancona. Igor Pace, presidente della Vela ed esponente del Cda della Cogepi: «A dicembre al Passetto di Ancona la fornitura dell’energia elettrica dai 3mila euro mensili ha superato i 10mila euro. A Chiaravalle le spese dai 1.500 euro sono schizzate a quasi 6mila euro mensili». Al problema del caro energetico si aggiunge il calo dell’utenza che incide gravemente sul calo dei ricavi. «Da metà dicembre viaggiamo intorno al 20% delle presenza rispetto alla normalità - racconta Attilio Garbati del gruppo Grottammare Piscine - prima il fuggi-fuggi provocato dalla paura di contrarre il virus, poi l’effetto del rialzo dei contagi con la pioggia di quarantene». E per attutire il colpo i gestori degli impianti non possono nemmeno ritoccare i prezzi. «Siamo tra l’incudine e il martello - dice Mirko Santoni di Team Marche e portavoce del Comitato di Gestione delle Piscine Marchigiane - dobbiamo attenerci agli accordi con i Comuni per cui dobbiamo rispettare le tariffe calmierate. Non possiamo aumentare gli ingressi in proporzione al rialzo dei costi delle strutture». Il presente è fatto di enormi sacrifici. Gli operatori stringono i denti il più possibile, ma lo spettro di imminenti chiusure degli impianti è dietro l’angolo. Con effetti che potrebbero essere devastanti non solo per le strutture, ma anche per tutta la filiera. «Nelle Marche le piscine comunali sono 35 - spiega Santoni - e danno lavoro a 1.500 persone. In media ogni piscina ha tra i 30 e i 40 dipendenti. Di riflesso si arriverebbe a toccare anche i fornitori e le ditte che effettuano le manutenzioni». Per non parlare del danno che si creerebbe a strutture del genere se dovessero chiudere. «Per rimetterle in attività ci vorrebbero spese enormi - continua Santoni - per questo in tutti i modi cerchiamo di non chiudere. Ma se non dovessero arrivare degli aiuti concreti in tempi brevi, non ci sarebbe altra scelta».