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ANCONA - Con le bollette alle stelle, cercasi soluzioni alternative. Meglio se sostenibili, efficaci e diano un contributo alla sovranità energetica del Paese. Scenario che spalanca le porte ad impianti che producono biometano. Digestori che smaltiscono i rifiuti organici, producono un gas ecofriendly e contribuiscono alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
La riconversione tocca anche le Marche. Dei 32 impianti autorizzati dalla Regione, sono iniziati i lavori per costruire ben 4 centrali di biometano partendo dalla raccolta differenziata dell’organico (Forsu) e arrivano richieste di privati a favore dell’up grade.
Il decreto
A sostegno, c’è un decreto che mette 1,9 miliardi a disposizione e attua le linee strategiche del Pnrr a favore di nuove centrali e della riconversione di quelle di biogas agricolo.
«Ma gli scarti non bastano per alimentare l’impianto - interviene Bettino Gabrielloni, ’amministratore unico della Covalm Biogas - pertanto integriamo con il trinciato di mais prodotto dai nostri soci. Trinciato che, come tutti gli altri prodotti agricoli, è aumentato produrlo e, quindi, è aumentato il prezzo all’acquisto mentre l’energia elettrica che produciamo ha il prezzo bloccato per contratto. Anche noi, pertanto, stiamo subendo il caro-energia, pagando più caro il materiale necessario ad alimentare il biodigestore».
Il progetto
Motivo per cui stanno valutando di trasformare l’impianto da biogas in biometano. «Innanzitutto, sappiamo che, fra 5 anni, scadrà l’incentivo e il contratto fissato per produrre l’energia andrà a prezzo libero che sarà sicuramente inferiore e anche perché trasformare l’impianto da biogas a biometano ci consente di fare dell’energia green pur sapendo che la spesa sarà importante. Ma è un investimento per un futuro sostenibile e solidale: ridurremo ulteriormente le emissioni di C02 e daremo un contributo alla sovranità energetica del Paese». Giuseppe Toscano, docente del D3A della Politecnica delle Marche segue il settore con attenzione. «Il biometano è ottenuto mediante raffinazione del biogas, prodotto dalla trasformazione anaerobica dei residui agricoli e agroindustriali e della Forsu, rimuovendo l’anidride carbonica e altri gas. Di fatto gas di origine biogenica, quindi non ad effetto serra, da immettere direttamente nella rete “Metano”.
Il contributo di questa soluzione non è solo ecologico per l’azione di contrasto al cambiamento climatico. Ci sono impatti positivi in termini economici per le aziende agricole e agroindustriali, così come le società municipalizzate che devono gestire i rifiuti organici urbani, e sociale per l’impatto positivo sui posti di lavoro dove questo prodotto viene generato».
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Corriere Adriatico