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ANCONA - «L’intesa, per la Regione Marche, sarà possibile solo di fronte ad una proposta progettuale che riguardi l’intero territorio regionale e che preveda la risoluzione delle criticità tuttora presenti». Non c’è spazio per i giri di parole su un tema che, da mesi, è al centro di infuocate polemiche. E non ne usa l’assessore regionale alle Infrastrutture Francesco Baldelli, che frena sul progetto di arretramento della ferrovia Adriatica annunciato giovedì dal ministro alle Infrastrutture Enrico Giovannini e fissa le conditio sine qua non per ottenere il disco verde di Palazzo Raffaello.
Ma procediamo per gradi. Il titolare del dicastero ha fatto sapere che è intenzione del governo realizzare l’arretramento della linea ferroviaria Pesaro-Fano: 34 chilometri per un investimento da 1.850 milioni, fondi disponibili nell’ultima legge di bilancio. Ci sarà poi un progetto di fattibilità tecnico-economico realizzato da Rfi per prolungarlo fino a Marotta. Sul bypass della linea fino a Falconara è invece in programma una riflessione approfondita: si tratterebbe di realizzare all’interno 30 chilometri di binari in più, rispetto al tratto Pesaro-Fano, per un costo stimato in 1.900 milioni, risorse che ad oggi non ci sono. Se indubbiamente si tratta di un passo avanti rispetto al progetto iniziale che contemplava solo il bypass di Pesaro, ai piani alti di Palazzo Raffaello l’annuncio è stato accolto con freddezza - per usare un eufemismo - e le ragioni le spiega Baldelli.
I paletti
«È necessario che la proposta affronti fin da subito alcune criticità.
Il percorso ad ostacoli
Lunga e tortuosa, se queste sono le premesse. Tra le altre condizioni poste sul piatto dalla Regione per garantire l’intesa senza la quale il progetto di arretramento si arenerebbe, lo stop al piano di potenziamento dei traffici di merci lungo la linea Adriatica. Un piano che porterebbe il numero di convogli sui binari della Bologna-Lecce dai 40 attuali ad un massimo di 176. Uno ogni otto minuti, in pratica. «Una questione da mettere nel congelatore fino a quando la ferrovia Adriatica non sarà attrezzata grazie a tutti gli interventi previsti. Non sarebbe possibile consentire alcun incremento di treni merci fintanto che tutta la linea non fosse adeguata con gli interventi programmati. La nostra è una richiesta esplicita oltre che un ragionamento di buonsenso», la stoccata di Baldelli, che aggiunge: «Ministero e Rfi velocizzino i propri progetti e gli studi trasportistici, che ancora non ci sono stati presentati. Ma un’altra considerazione va aggiunta: le decisioni dovranno essere uniformi per tutto il territorio regionale». Il refrein torna incessante. Ma al momento, il nord delle Marche ha progetti e finanziamenti, mentre nel sud siamo ancora ai desiderata dei sindaci: Nella maggior parte dei casi, vorrebbero un arretramento della linea lungo il tracciato dell’autostrada A14: è questa la proposta avanzata da Porto San Giorgio, Pedaso, Campofilone, Altidona e Cupra Marittima, Più complicata, invece, la richiesta di Potenza Picena e Civitanova Marche, che vorrebbero interramento dell’attuale sede della linea, ma i costi dell’operazione difficilmente sarebbero sostenibili. Si riuscirà a portare a casa un arretramento complessivo? Ai posteri l’ardua sentenza.
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Corriere Adriatico