Aguzzi: «Le Marche chiedono lo stato di emergenza per l’allarme siccità»

L'annuncio di Aguzzi: «Le Marche chiedono lo stato di emergenza per l’allarme siccità»
ANCONA  - Sos siccità: le Marche si preparano a chiedere lo stato di emergenza al governo nazionale il 2 agosto, al netto di un miglioramento della situazione meteo...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

ANCONA  - Sos siccità: le Marche si preparano a chiedere lo stato di emergenza al governo nazionale il 2 agosto, al netto di un miglioramento della situazione meteo che non pare però all’orizzonte. Le piogge previste in questi giorni, infatti, molto difficilmente riusciranno a recuperare mesi di assenza pressoché totale di precipitazioni.

 

E, in ogni caso, le piogge estive non possono colmare i serbatoi che non sono stati riempiti nei poco piovosi mesi autunnali ed invernali. Dunque la Regione è corsa ai ripari e, già da ieri, è stato aperto il pozzo di emergenza del Burano, nella provincia di Pesaro. Inoltre, è stato avviato il servizio di autobotti per le zone montane. 


I provvedimenti
Sono i due provvedimenti adottati dal Comitato di emergenza idrica delle Marche per contrastare la crisi in atto e scongiurare la richiesta dello stato di emergenza. «La situazione - spiega l’assessore con delega alla Protezione civile ed alle Risorse idriche Stefano Aguzzi - è particolarmente difficoltosa nella provincia di Pesaro e Urbino, dove gli invasi sono al 20% della loro potenzialità ed il fiume Metauro rasenta la secca». Ma la provincia pesarese, dove la scarsità della risorsa idrica è un problema cronico, non è l’unica ad essere in difficoltà in questa estate rovente con temperature record. «Grande sofferenza - prosegue Aguzzi - si registra poi nelle zone montane, a partire da Ussita, Visso e Pieve Torina, dove gli allevamenti segnalano difficoltà per gli abbeveraggi. Il 2 agosto il Comitato tecnico regionale (composto dalla Protezione civile, dalle Prefetture e dagli enti locali) tornerà a insediarsi per valutare la situazione ed eventualmente richiedere lo stato di emergenza idrica, a fronte di una previsione meteo che non si prospetta ottimale, per ripristinare gli invasi e la portata dei fiumi». Intanto, è stata decisa l’immediata apertura del pozzo di Burano, per una portata di 200 litri al secondo, a soccorso degli acquedotti di Fano e Pesaro, dopo che la settimana scorsa era stato attivato anche il pozzo di Sant’Anna con 150 litri al secondo e ridotto, di 200 litri/secondo, il rilascio dell’acqua dagli invasi per soccorrere il fiume Metauro.


La situazione
«I provvedimenti mirano a contenere, per quanto possibile, la pressione sul territorio - è l’analisi dell’assessore -. Lo scenario è reso complicato dalla contestuale carenza idrica in montagna e dalle difficoltà segnalate dagli operatori agricoli su tutto il territorio regionale. La protezione civile - fa sapere - metterà a disposizione autobotti per rifornire le aree interne, ma la situazione si sta progressivamente aggravando, facendo scivolare le Marche verso la richiesta dello stato di emergenza, senza un improbabile mutamento del quadro meteo già nei prossimi giorni». Sia nel segmento dell’idropotabile, che sul fronte dell’irrigazione delle colture, la perdurante assenza di piogge di questi mesi ha mandato in affanno le risorse idriche ed i danni iniziano a farsi tangibili soprattutto in agricoltura. 
L’agricoltura


Coldiretti ha stimato che nelle produzioni di vino ed olio la flessione si assesterà su un -30%, mentre per i foraggi la riduzione arriverà a toccare il -50%, mettendo in crisi anche gli allevamenti, già in forte difficoltà. Ma la questione si pone anche a medio termine per le primizie autunnali come gli spinaci: molti agricoltori stanno valutando di non piantarli, prevedendo già che i raccolti farebbero difficoltà a raggiungere livelli accettabili. 

 

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico