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ANCONA - Una lettera indirizzata a tutti i Comuni marchigiani con cui si invitano i sindaci ad emanare ordinanze anti siccità per arginare l’emergenza idrica in corso. Tra le misure suggerite, l’obbligo di innaffiare giardini ed orti privati solo nelle ore serali e solo in determinati giorni della settimana, e divieto di lavare l’auto utilizzando l’acqua del rubinetto.
È questa la posizione con cui la Regione intende uscire dal vertice di questa mattina tra protezione civile e prefetture per fare il punto sull’allarme siccità. «Un invito, non un obbligo», precisa l’assessore con delega alla Protezione civile ed alle Risorse idriche, Stefano Aguzzi, che però aggiunge: «I Comuni sono liberi anche di non emanare alcuna ordinanza, ma significherebbe non avere a cuore la risorsa idrica. Quelli che invece si sono già mossi, potranno mantenere le misure nel frattempo introdotte, se sono in linea con i nostri indirizzi». Alcune città hanno infatti giocato d’anticipo e negli scorsi giorni hanno iniziato a muoversi con ordinanze che nella maggior parte dei casi prevedono anche il divieto di riempire le piscine private e di lavare cortili e piazzali.
L’apripista
A fare da apripista, lo scorso 20 giugno, è stato il Comune di Montelabbate, nel Pesarese, ma poi molte altre città hanno predisposto provvedimenti per il risparmio idrico e la limitazione nell’utilizzo dell’acqua potabile.
Lo stato di emergenza
Nel frattempo, la protezione civile nazionale sta elaborando i criteri tramite i quali le Regioni potranno richiedere lo stato di emergenza - il capo del dipartimento Curcio ha parlato di circa due settimane per portare a termine il lavoro - e, «appena definiti faremo subito richiesta perché penso proprio che le Marche ci rientrino - l’auspicio di Aguzzi -. Va però precisato che dichiarare lo stato di emergenza non porterà comunque l’acqua, dunque non risolve il problema. Al massimo significherà poter accedere a dei ristori per chi ha subito danni, come gli agricoltori oppure i Comuni, che hanno dovuto magari sostenere costi aggiuntivi per l’utilizzo delle proprie autobotti per far fronte alla crisi».
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Corriere Adriatico