Incontro con il parlamentare bielorusso: bufera sul capolista della Lega Mauro Lucentini

Incontro con il parlamentare bielorusso: bufera sul capolista della Lega Mauro Lucentini
ANCONA - L’ennesimo match elettorale al veleno. L’ultimo scontro si consuma tra Lega e Pd, col capolista al Senato del Carroccio nelle Marche che finisce dritto dritto...

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ANCONA - L’ennesimo match elettorale al veleno. L’ultimo scontro si consuma tra Lega e Pd, col capolista al Senato del Carroccio nelle Marche che finisce dritto dritto nella bufera. La miccia è stata accesa proprio da lui, Mauro Lucentini, deputato uscente, di Montegranaro. Sul web dettaglia del suo incontro, avvenuto dalle parti del primo settembre scorso, «con il parlamentare della Biolorussia Igor Zavalei». Sì, con un onorevole che arriva dalla terra utilizzata da Putin, fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, per sferrare attacchi e posizionare missili. Chiusa parentesi.

 


Il caffé


Lucentini non esita a definire quel raffronto veloce («il tempo di un caffè», avrebbe detto poi off-the-line) «molto costruttivo e su varie tematiche». Del tipo: guerra russa-ucraina, sanzioni economiche, scambi commerciali, costo dell’energia, turismo. Sul finire del messaggio, avverte: «Dopo il 25 settembre metteremo sul tavolo del governo un bel progetto che porterà giovamento a tutta la provincia di Fermo e a tutte le Marche. La Bielorussia dev’essere un partner strategico per l’intera Italia». Seguono gli hashtag: “Io ci credo” e “25settembrevotolega”. Fa scintille il contro-post del commissario regionale Pd, Alberto Losacco. Sferra l’attacco con una domanda retorica: «Cosa ne pensano Matteo Salvini e Giorgia Meloni del fatto che il capolista al Senato della Lega nelle Marche si veda con un esponente del regime di Lukashenko?». Non è interessato alle reazioni, piuttosto afferma: «È gravissimo che un rappresentante del nostro parlamento s’incontri col rappresentante di un regime dittatoriale fantoccio del governo di Mosca e più volte condannato a livello internazionale per la repressione dei dissidenti». Losacco rincara la dose: «Come se non bastasse i due hanno parlato di intese economiche tra un Paese su cui pendono sanzioni economiche, e le Marche, in particolare la provincia di Fermo». Infila un’altra sequenza di punti interrogativi, taglienti come lame affilate: «Il presidente Acquaroli è a conoscenza di tutto questo? C’è stato un suo avvallo? E se non c’è stato, perché non è ancora arrivata una smentita?». Per il commissario, quest’incontro «è rivelatore delle intenzioni della destra. La conferma d’una vicinanza con un mondo putiniano che neppure l’invasione dell’Ucraina e il ricatto sul gas sulle pelle degli italiani ha fatto venire meno». Richiama all’ordine Salvini e la Meloni: «Dicano con chiarezza se la loro linea è questa: con i dittatori e gli invasori, contro la democrazia e l’unità europea. In caso contrario prendano le distanze da Lucentini e lo invitino a ritirare la sua candidatura. Gli italiani e i marchigiani hanno il diritto di sapere». Punto e a capo.


Il miracolato


La controreplica non tarda a venire. «Losacco chi? L’ultimo dei miracolati-paracadutati nella nostra regione?». Lucentini non si contiene: «Forse non conosce la realtà delle aziende delle nostre zone. Sono stati gli imprenditori, e non solo calzaturieri, del fermano, del maceratese e dell’ascolano, a sollecitare il confronto con Zavalei». Che poi, assicura, «non è un uomo del regime». Si toglie un sassolino dalla scarpa: «Sa quanti onorevoli dem hanno incontrato Putin? Non si sono certo dimessi». Sulle sanzioni economiche ha la sua convinzione: «Danneggiano soprattutto noi europei». Alla voce “Bielorussia-partner” non si lascia intimidire: «Sono per arrivare alla pace. E in quest’ottica è bene riallacciare le relazioni. Anche con la Russia». Siamo daccapo.


 

 

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Corriere Adriatico