ANCONA «Buonasera al futuro governatore». «Grazie, ma tocchiamo ferro». L’ex rettore Sauro Longhi gioca la carta della scaramanzia nella sua prima...
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Imbarazzo e ovazioni
Va precisato che l’appuntamento, in cui Longhi vestiva i panni del docente di Automatica, era stato programmato da tempo, ma il suo outing politico, giovedì sulle pagine del Corriere Adriatico, ha creato imbarazzo nel Pd tanto che ci sarebbero state anche pressioni dai vertici provinciali per far annullare l’incontro: segnale plastico delle malcelate frizioni interne al partito sulla questione candidati.
Ma venerdì le Regionali sono rimaste sullo sfondo, anche se si era appena concluso il tavolo della coalizione allargata al M5S e a parte quando un imprenditore in platea, rivolgendosi a Longhi, l’ha appellato con il titolo di «futuro governatore». Sorridendo l’ex rettore ha replicato: «Tocchiamo ferro». Un dibattito durato in tutto tre ore a cui erano presenti anche il consigliere comunale di Falconara Marco Luchetti, l’ex sindaco di area Pd di Ostra, Andera Storoni che ha dato avvio ai lavori, diversi imprenditori e rappresentanti di associazioni di categoria. Un successo, insomma nonostante le ritrosie di alcuni componenti dem, tanto che uno dei dirigenti della zona avrebbe commentato: «Se non candidiamo uno così, siamo pazzi».
Equilibri tattici
I toni di Longhi, dopo la bocciatura di gran parte dell’operato della giunta Ceriscioli, si sono fatti più soft - forse anche in seguito alla telefonata cordiale di venerdì mattina con il governatore - e non ha rincarato la dose sui commenti critici piovuti dal pubblico sulla gestione fatta negli ultimi cinque anni negli ambiti oggetto dell’incontro, ovvero sanità, scuola e lavoro, sui quali si è chiesto un netto cambio di passo. Di certo c’è che Longhi dovrà imparare, e presto, a fare l’equilibrista tra le varie anime dem, in conflitto tra loro, ed il Movimento 5 stelle se davvero intende essere il punto di riferimento dell’area progressista allargata in vista delle Regionali. Un lungo applauso, infine, gli è valso la frase conclusiva della serata: «Dobbiamo lasciare un segno nel piccolo spazio e nel piccolo tempo che ci vengono concessi. Il segno migliore è quello di lavorare per gli altri, essere ricordati per quante cose abbiamo condiviso». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico