Fano-Grosseto, la grande incompiuta. Il pressing del governatore Acquaroli e dell'assessore. Ecco cosa c'è sul tavolo delle richieste

Pressing della Regione. Ecco quali sono le richieste

Il traforo della Guinza, simbolo dell'incompiuta Fano-Grosseto
ANCONA Un sub-commissario per la Fano-Grosseto. Si aggiunge un nuovo tassello al calvario della regina delle incompiute marchigiane, che da oltre 30 anni attende di essere...

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ANCONA Un sub-commissario per la Fano-Grosseto. Si aggiunge un nuovo tassello al calvario della regina delle incompiute marchigiane, che da oltre 30 anni attende di essere realizzata. Con la nomina del commissario Massimo Simonini, lo scorso 16 aprile, ci si aspettava un’accelerazione che, nei fatti, ad ora non c’è stata.

 

 

 

E siccome non sempre la pazienza è la virtù dei forti, la Regione ha puntato i piedi e, domani, l’assessore alle Infrastrutture Francesco Baldelli scriverà al ministero chiedendo «la nomina di un sub-commissario regionale, un rappresentante della giunta delle Marche che con determinazione porti avanti l’opera». Non una sostituzione, dunque, ma un affiancamento per accelerare progettazione e cantieri.


Oltre il danno, la beffa
Fin qui si è proceduto talmente tanto a rilento che alla Fano-Grosseto sono stati tolti 114 milioni di euro previsti per la realizzazione perché non si è rimasti nei tempi del cronoprogramma per spenderli. C’è la promessa da Roma che verranno riallocati quando l’iter ingranerà la marcia, ma anche di questo si compone quello stillicidio di intoppi che ha dovuto subire l’autostrada dei due mari. Un punto cieco nel già precario quadro infrastrutturale marchigiano, individuato come una delle maggiori criticità dal governatore Francesco Acquaroli che ieri ha stilato il bilancio del primo anno di giunta. «Ancora non ci sono risposte definitive per la Fano-Grosseto, nonostante lo sblocco dei finanziamenti per la riapertura di una canna del traforo della Guinza - ha fatto notare –. Fatichiamo ad osservare quei passi in avanti che avremmo voluto vedere in un anno. Ho partecipato ad un incontro surreale in cui si è dibattuto sulla progettazione di una strada a doppia corsia che rischia di nascere già vecchia. Eppure potrebbe essere un volano per l’economia dell’Italia centrale. Spero che il Pnrr e l’accordo di programma con Anas e Stato segnino una svolta». Già. Perché il problema non è solo nei biblici tempi fin qui accumulati per la realizzazione, ma anche nel progetto in sé, che prevede un singhiozzo di tratti a due corsie e tratti a quattro corsie, con conseguente rischio di strozzare il traffico anziché renderlo più fluido. 


Il tratto a ostacoli


Infatti, fino alla E45 la strada viaggerebbe a quattro corsie – e questo è l’unico punto certo –; poi, dalla E45 alla galleria della Guinza passerebbe a due corsie, per tornare a quattro nella galleria, almeno stando alla garanzia a parole arrivata da Roma, ma la Regione lo vuole per iscritto e su questo terreno si consuma la prima battaglia. La parte restante del tracciato, infine, ridiventerebbe a due corsie. Neanche i quadri di Escher. Il progetto così concepito si basa su uno studio secondo cui i flussi di traffico non sarebbero sufficienti per una strada a quattro corsie. Ma su questo, Palazzo Raffaello non intende transigere: «siamo disponibili anche ad una realizzazione per stralci – puntualizza Baldelli –, ma non si deroghi dalla doppia canna della Guinza e da una strada a quattro corsie per tutto il tracciato. Parliamo di un percorso Ten-T, che unisce le due sponde del Paese ed i porti dell’Adriatico con quelli del Tirreno. La posizione è stata condivisa da Toscana ed Umbria e diamo per assodato che quella strada debba essere a quattro corsie, se si vuole il consenso della Regione Marche, che interpreta anche l’esigenza dei Comuni del Pesarese». Alla falla nella progettazione, si aggiunge «un ritardo che non si può più sopportare: il commissario non ha accelerato l’opera – sottolinea tranchant il titolare della delega –. Vogliamo un cambio di passo vero, per questo chiediamo un sub-commissario regionale. Se non si interviene, la provincia di Pesaro ed la porzione di territorio a cavallo con quella di Ancona rischiano di rimanere indietro, diventando la Cenerentola delle Marche. È l’unica opera commissariata a non rivendicare i finanziamenti necessari che sarebbero disponibili, viste le enormi risorse che il governo nazionale sta investendo in infrastrutture».

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Corriere Adriatico